C'è ben poco da dire, da commentare o da consigliare quando i Cocteau Twins sono i protagonisti. Tanto si è ripetuto su questa band Scozzese, eppure la loro fama non è ancora certo all'altezza del loro merito, della loro Arte.

La duplice voce di Elizabeth Fraser, come una scia di luce si leva, all'inizio fluorescente e cristallina, da bimba ingenua e dispettosa, poi in seguito più opaca, ruvida, quasi cinicamente assorta nelle proprie elucubrazioni cinguettanti e fantasiose, a tratti così simile a quella dell'ambiguo collega Jon Birgisson (Sigur Ròs).

Fatto sta che i Nostri decisero un giorno di sollevarci un pò dal mesto pensiero che mai potremo assaporare ancora quelle dolci litanie dream-pop di cui per così tanto tempo vi cullammo l'anima, ed ancor meno vedere altre squisite testimonianze dei veri Cocteau Twins, e non Elizabeth Fraser-e-basta che verso gli ultimi anni partecipa ad effimere presenze prima qui, poi là tra il crudele e sanguinario mondo delle colonne sonore (pur essendo sempre ottime prove, non c'è che dire). E come meglio accontentarci ?
Porgendoci su un piatto d'argento un meraviglioso box-set (art-work superbo, grafica sbalorditiva) che contenesse tutto (o quasi) il contenuto artistico di cui fino a poco potevano godere i pochi privilegiati che possedevano gli lp (introvabili, appunto). Il risultato ? Bé, non è neppure da chiedere.

In ognuno dei 4 splendidi cd di "Lullabies To Violaine" sfido io a trovare una canzone che non sia una perla, un dono che la divinità, chiunque fosse, volle donare all'Umanità sottoforma di auree corde vocali della nostra beniamina; certo, sono trascorsi tanti, troppi anni e troppo tempo è stato letteralmente perso, gettato al fango, ma lei è ancora qui, loro sono ancora qui, vivi, a deliziarci con i loro rituali orgiastici, con quelli autentici spasmi libidinosi di stelle filanti, colori acuti e fosforescenti, suoni che trafiggono e sfondano le barriere della realtà terrena inondandoci di luce intensa, chissà come, chissà dove...

E, avvolti nella nitida e fioca bramosia di un'utopica reunion di quelle che a volte accadono, proprio come i miracoli (vedi i compagni di etichetta Dead Can Dance nella fastosa e trionfale tournée del 2005), godiamoci quest'ennesima opera da maestro che tanto ci allieterà nel torpore delle calde giornate estive.

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