E così anche gli Alice in Chains sono tornati dopo anni di silenzio, quando ormai nessuno pensava neanche lontanamente che alcun mortale osasse prendere il posto del gigantesco Layne Staley... E invece no, band riformata e nuovo singer con una responsabilità enorme sulle spalle. William DuVall, e chi sarà mai costui? Dove lo avrà trovato lo zio Jerry? E soprattutto saprà colmare un vuoto enorme lasciato dalla prematura dipartita di un vocalist immenso qual'era Staley?

Mah.. C'è chi ha detto che, in sede live, il ragazzo se la cavi egregiamente e sappia il fatto suo, ma se qualcuno nutrisse ancora dubbi sul talento di DuVall si vada a cercare l'ultimo lavoro della sua band, i Comes With The Fall, "Beyond The Last Light" (2007).

Mi è capitato recentemente di metterci le manacce sopra e devo dire che, fin dal primo ascolto, il discaccio ha squisitamente preso a sassate, e non poco, i miei padiglioni auricolari. Oserei dire che supera l'ultima fatica targata Alice in Chains.. Sarà perchè preferisco le voci stentoree e urlatrici (dal mio nick si capisce? 'zzo dite?), i riff granitici e possenti e la sezione ritmica a martello, sarà che dal grunge e hard rock non riesco proprio a staccarmi, sarà che... Ma saranno anche un po' cazzi miei o no?

Comunque questo lavoro merita e non poco, qui troverete un DuVall in grandissimo spolvero vocale, magari lo riterrete estremamente derivativo (chi ha detto Soundgarden?), con riff debitori a 360° verso il buon Kim Thayil, troverete bordate di batteria e martellate al povero rullante indifeso che grida "pietà" ad ogni colpo, un basso in marcia  come un treno a vapore sovralimentato, avrete a che fare con un trio (sì un trio, perchè Will suona anche la chitarra e come la suona..) con i controattributi.

Del resto come rimanere impassibili di fronte ad un muro sonoro quale "Rockslide" in apertura, oppure alle prime note di "The Last Light" vi salterà in mente "My Wave", ma io non vi ho detto niente.. DuVall si dimostra veramente un ottimo cantante, strizzando l'occhio al Cornell dei tempi che furono, dal timbro pieno e potente, non avendo affatto timore di alzare il tono quando serve. Sinceramente non mi è chiaro il motivo per cui sia stato (volutamente?) messo un po' in ombra da Cantrell nelle parti vocali di "Black Gives Way To Blue".

Se vi saltasse all'orecchio qualcosa degli Zeppelin a livello di riff non posso che darvi ragione ("Beautiful Destroyer"), ma qui si fa fottuto hard rock e, che piaccia o no, le carte da giocare non sono molte. Qui si pesca nel mazzo dei grandi di un tempo, e si pesca bene direi.. Non mancano i momenti (relativamente) tranquilli ("White Riot", "Black Cross", "Still Got a Hold On My Heart"), veri e propri gong per strapparti un attimo dalle violente bordate in pieno volto ("Deadly Ecstasy", con ottimi armonici voce-chitarra e controtempi, "Hologram" che ricorda vagamente i riff dei Floodgate) che finiscono per tramortire con il finale infuocato di "Fire Come Down".

Ottima musica, album ben suonato e prodotto, voce "come si deve", band granitica al punto giusto, nessun calo di tono.

Promossi, decisamente..

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