Ho cercato a lungo un'introduzione a questo scritto. La pensavo e subito dopo mi dicevo "No, che stronzata". La scrivevo e subito la cancellavo dicendomi "No, che stronzata".
Forse perché, semplicemente, non esiste un'introduzione adeguata; come non esiste una chiusura, adeguata o meno.
Di questo disco si può dire tanto, ma niente sarebbe giusto.
L'unica cosa giusta è il silenzio. Quello che durante i 45 minuti di durata non sentirai mai per più di un secondo, ma che dopo quei 45 minuti sarà infinito, perpetuo, assordante, fastidioso. Trovare più sicurezza nel mondo caotico e infernale dei Converge, piuttosto che in quello tranquillo della realtà.
Un'opera che trascende le parole. Persino quelle, se ci sono davvero, delle canzoni. Jacob Bannon urla in una maniera incomprensibile, non di questo mondo. Ha scritto dei testi, riportati anche nel booklet, ma al momento di cantarli li ha buttati via, mandandoli bellamente affanculo. E ha solamente urlato al mondo tutto il dolore e la disperazione che covava in lui.
Una di quelle opere che fanno male, non solo dentro. Per primo a chi l'ha partorita.
"Dear, I'll stay gold just to keep these pasts at bay
To keep the loneliest of nights from claiming you
and to keep these longest of days from waking you
For I felt the greatest of winters coming."
"Concubine" arriva e nel giro di tre secondi l'ascoltatore, e il mondo da lui conosciuto, viene annichilito. Catapultato, invece, nel mondo composto dalle inquietanti visioni nere e apocalittiche dei Converge.
Nessuna speranza rimasta.
"I'll lay waiting, just waiting for my time to come."
Un inferno. Un inferno da pagare.
"Cheap lips, soft eyes, lost in the most blinding lights
As cold as those first nights alone
As the second best he'll become
Sleep deep, girl, dream well
Just sleep, girl, just dream well."
Condannato a non poter più tornare indietro. Ciò che prima conosceva, ora non esiste più.
"I lay claim to this day - No love, no hope
I've lost count of the second chances
I lay claim to this day - No love, no hope."
Intrappolato in una dimensione sulla sottile linea tra realtà e folle astrazione. Senza amore, senza alcuna speranza.
Nell'oscurità dove si cerca un senso, quando si cerca soltanto qualcosa, qualsiasi cosa.
Voglia di uscire, sapendo di non poterlo fare.
Quando l'unica cosa possibile è aspettare.
"Lost in you like saturday nights
Searching the streets with bedroom eyes
Just dying to be saved."
Soltanto con la morte è possibile salvarsi e uscire. È per quella che si aspetta.
La coda in fade out di "Jane Doe" suona come una catarsi, alla fine della quale resta solo il terrificante silenzio da cui si fuggiva.
Carico i commenti... con calma