Spegnete la luce. Tornate pura passione per un attimo. Perdete il controllo.
Riaccendete la luce.

Oggetti di simil purezza sono rari, ma soprattutto si rischia di non riconoscerli riservando loro solamente sguardi distratti. O ascolti precoci. La violenza sonora è un climax; solo percependone la "crescita" è consentito all'orecchio umano di apprezzarla. Il vetriolo, lacerante, della chitarra. Il roco respiro del basso. La voce, straziata, di Jacob Bannon. Le parole che, seppur indiscernibili, riescono con il loro cieco suono a esprimere il messaggio per cui sono state coniate. Tormento e dolore. Rabbia atavica. Estro.
Ascoltare i Converge è un viaggio mistico, un incostante ascendere e discendere. Un carosello di emozioni e stati, e quando i brividi ti assalgono ritorna la quiete. E subito dopo un nuovo tuono.

"Jane Doe" è universalmente (e a merito) considerato il capolavoro della band di Boston; la capacità compositiva di Bannon-Ballou & Co. tocca qui, è fuor di dubbio, il suo apice.
Tracce come "Thaw", "Distance & Meaning" e "The Broken Vow" stregano con le loro fasi, scandite da una batteria perfetta quanto schizoide. Episodi di furia pura come "Phoenix In Flames" e "Concubine" sorprendono genuinamente anche l'ascoltatore più estremo.

Le canzoni si susseguono in un'unica sconvolgente trama, senza punti morti, per andare a concludersi nel momento di estasi definitivo: gli undici minuti della title track. Quando lo 'shuffle' del lettore ti destina questo pezzo, fatichi ad "entrarci" appieno, senza che il resto del disco l'abbia preceduto. L'istinto di cessare le proprie occupazioni contingenti e accompagnare l'urlo di Jacob è forte. Sfogare tutta la negatività.

Non è metal, non è hardcore. È oltre. Alcuni lo chiamano noise-core o semplicemente post-hardcore. È Converge, è indescrivibile; e nel XXI secolo fa un immenso piacere poter dire che qualcosa di in-audito è nato ancora.

Forse il passante ignaro ha talvolta pensato di avvertire una casa di cura? Stavo ascoltando "Jane Doe". E agitavo i miei pugni all'aria.

E' musica cardiaca, non c'è che dire.

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