Il 31 ottobre di 16 anni fa usciva Tomb Raider: The Last Revelation. Il lontano 1999, l'alba del nuovo millennio. I tempi in cui si usava la lira, le torri gemelle erano ancora in piedi e i videogiochi non costavano così tanto. Con il mondo che cambia, ci siam trovati in mano videogiochi sempre più stupidi a prezzi sempre più alti. Ma questo è un altro discorso. Termino questa mia introduzione introducendo il mio pensiero: sono davvero triste per coloro che sono nati nell'ultimo decennio. Io faccio parte della generazione che è cresciuta con GTA Vice City, Super Mario e Roller Coaster Tycoon. E ancora ben ricordo il piacere di trascorre i pomeriggi a creare montagne russe e a prender sotto prostitute. Erano altri tempi.

Tutti sanno chi è Lara Croft. E, in cuore mio, spero che il nome Lara Croft evochi alla mente una sensuale archeologa con pantaloncini marroni e top verde acqua, che, anche grazie al contributo dell'eccellente Elda Olivieri, sapeva incantarti nella voce e nelle gesta. Le iconiche doppie pistole, lo zainetto, gli occhiali rossi, la lunga treccia. Una donna di nuova generazione, bella, sensuale, intelligente e atletica. E The Last Revelation è forse uno dei videogiochi più grandiosi della storia dei videogiochi. Senza il "forse". Il primo Tomb Raider ha inventato il genere, e questo quarto capitolo lo ha perfezionato.

Il titolo comincia con un breve flashback in Cambogia. In due primi livelli di addestramento ci viene mostrata una Lara giovane alle prese con il suo primo viaggio, e con Werner Von Croy, suo mentore. L'ambientazione si sposta successivamente in Egitto, visiteremo una tomba nella Valle dei Re, guideremo una jeep per le dune del deserto, esploreremo Karnak e il suo Lago Sacro, combatteremo (e tale idea sarà ripresa in molti videogame successivi) su un treno in movimento, e poi Alessandria, Il Cairo e Giza. Non mancano paesaggi costieri e più urbani, tombe oscure, spiriti, mummie, scheletri, e se questo non bastasse, Seth in persona.

Cosa può fare Lara? Praticamente tutto ciò che ci è possibile immaginare (forse non proprio tutto tutto). Può saltare, nuotare, arrampicarsi su funi, pali o scale, sparare con 5 armi differenti (perfezionabili con tanto di mirino laser), nuotare e molto altro ancora. Il gameplay è arricchito rispetto ai titoli precedenti, e la grafica fantastica (i giovani non capiranno, ma veder Lara muovere le labbra era qualcosa di rivoluzionario).

Trovo però inutile fare una recensione di cosa a livello tecnico era questo titolo. Posso far notare che sia molto longevo (35 maestosi livelli) e molto più difficile dei titoli odierni, ma mi troverei a parlar sempre di un mucchio di poligoni con texture molto datate. La nuova Lara ha una lunga coda di cavallo che sembra avere vita propria - la tecnologia ha fatto in 16 anni passi da gigante - questa Lara ha una lunga "treccia" realizzata da un serpente di poligoni.

Spero piuttosto che qualcuno che abbia vissuto un'infanzia simile alla mia possa ritrovare nelle mie parole un po' di nostalgia, e chi magari è nato troppo tardi per godere di tali capolavori, possa capire che non è la grafica ne il realismo a trasmettere emozioni. Le emozioni possono essere trasmesso anche da un vecchio mucchio di poligoni. Un fantastico vecchio mucchio di poligoni.

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