Le mitiche "Trinity Sessions"... Registrate nel lontano 1988 in un solo giorno, con un solo microfono e dentro una chiesa di Toronto, sono uno degli albums fondamentali dell'alternative country nordamericano.
I Cowboy Junkies nascono a Toronto, in Canada: terra di boschi, di laghi, di ghiacciai e terra di grandi musicisti e poeti. Neil Young, Tom Waits, Leonard Cohen, Joni Mitchell...
In "One Soul Now" non siamo lontani, se non negli anni, dalle citate "Trinity Sessions". Il disco è uscito nel 2004 e ci restituisce i fratelli Timmins in stato di grazia creativa. Qualche (indovinata) spruzzata di pop solare in alcuni brani: nella title track, in "My Wild Child" (che ricorda, nell'arrangiamento, "Monty Got A Raw Deal" dei REM), in "The Slide", o anche in "No Long Journey Home".
Gli altri brani, "From Hunting Ground To City Street" e "He Will Call You Baby" su tutti, si muovono in perfetto equilibrio fra blues e folk.
Blues e folk di cristallina bellezza melodica: canzoni che trasudano pathos ad ogni nota ed ogni singola parola. Una Margo Timmins in splendida forma ci prende per mano e ci accompagna nel deserto (sia chiaro: non quello dell'anima) come in un emozionante road-movie lungo le strade polverose del nordamerica...
Il disco, alla sua uscita, era impreziosito da un cd-bonus (imperdibile) contenente cinque covers: "Thunder Road" da Springsteen, "Seventeen Seconds" dai Cure, "Lungs" da Townes van Zandt, "Darkness, Darkness" da Jesse Colin Young (strepitosa e struggente) e "Helpless" da Neil Young.
Per quanto mi riguarda sono cinque stelle, come per le "Trinity Sessions". Le canzoni sono tutte di livello straordinario e le covers sono riletture personali che però nulla tolgono agli originali.
A presto da Perfectcircle.
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