C'era un tale che ogni volta che andava a letto rivolgeva lo sguardo al comodino, dove c'era una foto di un cantante di un notissimo gruppo grunge, a cui dedicava una preghiera e poi sprofondava nel cuscino, con la certezza che quest’ultimo l’avrebbe protetto da ogni male..
Poi un giorno si chiese: “Chissà come sarebbe se anch’io avessi una band.. Sarebbe fiko, soprattutto perché avrei migliaia di scalmanate pronte a strapparsi le mutande per me, che tra l’altro sono anche un discreto figliuolo, un po’ maramaldo dai, ma sempre un bel figliuolo”.
Così il baldo gi(u)ovine raduna qualche suo amico, al secolo Mark Tremonti, chitarraro/bassista, Scott Philips drummista e per i live, visto che Tremonti è umanamente impossibilitato a suonare entrambi gli strumenti contemporaneamente, oltre al delicato compito, non dimentichiamolo, di riuscire a far uscire l'Italia dalla crisi economica, viene assoldato Brian Marshall al basso. Nel 1997 esce “My Own Prison”, subito un bordello di dischi venduti, al mondo un solo Vedder non basta, ora c’è anche Scott Stapp. La voce nel primo album tocca le medesime tonalità, tanto da far pensare al primo ascolto ad un progetto alternativo del leader dei Pearl Jam. E invece no..
Nel 1999 esce “Human Clay”, 11 milioni di dischi venduti, nei primi 100 di ogni tempo in classifica vendite U.S.A., quindi ti vien un po’ da pensare:
- Ma possibile che una buona fetta di Amerregan Pipol sia catalogata come “di musica proprio non ci capisco un cazzo?”
La risposta indubbiamente è "sì"! - Come cazzo avranno fatto i Creed a vendere tante copie di questa “cosa”?
In America son tanti, milioni di milioni.. E sicuramente tanti devono per forza essere dei tamarri cing(hi)olati bestiali, quindi tutto si spiega.. - Ma c’era proprio bisogno di un gruppo come i Creed e di uno che canta come Eddie Vedder?
Ma anche no.. - Ultima e non meno importante domanda: quando i Creed si sciolsero, perché gli altri forse avevano capito che Scott, oltre alla voce e una gran testa di minchia, non possedeva altri attributi degni di nota, gli altri tre chiamarono uno dei cantanti più dotati (non in quel senso lì, ma chi lo sa poi..) degli ultimi tempi, tal Myles Kennedy, e formarono gli Alter Bridge. Bene, nel primo disco degli Alter Bridge, seppur trattasi di solito hard rock di stampissimo amerregano, fatto bene però, questi si sono come destati da un lungo letargo e hanno iniziato perlomeno a “suonare” come si deve: compaiono assoli gradevoli e tecnicamente apprezzabili, riff degni di essere chiamati tali e parti di batteria che decisamente non ti saresti mai aspettato da un batterista come Philips… Quindi sapevano suonare anche prima? E perché non l’hanno mai fatto?
Mah.. Misteri inconfessabili a cui l’uman ragione mai troverà risposta.
Una volta che ti sei chiesto questi quattro punti fondamentali, inserisci “Human Clay” nel lettore e subito noti che la voce non somiglia più molto a quella del mentore, qui si fa più aggressiva, meno pastosa sui bassi, ma quando parte l’urlo una cosa che subito ti salta in mente è: “Quando mi siedo sulla tazza del cesso e, nel mentre della delicata operazione, per lo sforzo, canticchio qualcosa per smorzare la tensione e magari coprire i rumori molesti, quello che viene fuori somiglia molto a quello che sento qui nelle parti alte”.
Tutto è costruito sulla voce di Stapp, gli strumenti sono solo un contorno, Tremonti è totalmente sprecato e Philips tiene dei tempi da primo anno di lezioni drummistiche. Già dai primi due pezzi “Are You Ready” (NO! Spegni tutto!) e “What If” la voglia davvero di spegnere tutto e relegare questo disco a pareggiatore di tavolini traballanti è molta, ma si va avanti per scoprire se sia un simpatico bluff, con la speranza che la qualità dei pezzi cresca con il passare del tempo, “Beautiful” non è di aiuto, siamo sempre sul versante calma in strofa e ritornello aggressivo, chitarrine all’inizio, chitarroni spessi e distorti nel mentre, batteria cadenzata, basso quasi inesistente, voce bitonale.. Una noia mortale.
Andiamo avanti và, “Wrong Way” almeno ha un tempo un po’ “particolare”, anche se la menata è sempre la stessa e la costruzione del pezzo non cambia.. “Faceless Man”, eh no cazzo, anche qui l’intro con la chitarrina arpeggiata e voce pulita no eh? Ma mi state pigliando per il culo? Per carità sono canzoncine gradevoli, ma di una noia mortale! Un attimo, ma è una ballad questa, non grida Scott, ah no, mi son sbagliato.. Dopo sei canzoni ci sarà qualcosa di nuovo? Ma assolutamente no.. “Never Die”, stessa solfa, ma mi preparo alla bomba, ho letto che “With Arms Wide Open” ha vinto un Grammy come miglior canzone rock ed è il 92° miglior video di tutti i tempi.. E mi chiedo, dopo aver visto anche il video “Ma perché mai?”, Perché ci sono i violini? Perché Tremonti finalmente ci piazza un assolo? Perché a Stapp finalmente è passata la diarrea? Poi il video non è sto granchè.. E allora mi sovviene il punto 1.. E non posso che rafforzare il "Sì", stavolta maiuscolo..
Basta, potete fermarvi tranquillamente qui, tanto sapete già cosa troverete fino alla fine, un disco talmente povero di idee che “Tower” di Sukora, nella genialità del silenzio a pagamento, lo supera e di gran lunga..
Da tralasciare assolutamente.
Domanda n° 5: Ma c’era proprio bisogno di una recensione di “Human Clay” eh Cornell?
“Ma anche no.. Vuoi sapere perché l’ho fatta?”
“Perché non c’era e per dissuaderti dall’acquisto..”
Ultima domanda Cornell: Ma i Creed si son riformati e faranno uscire un altro album?
Vuoi la risposta? “Che Dio ci aiuti e ce ne scampi…”
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