Dopo un'attesa lunghissima, "Variante alla morte" esce nel settembre 2008 esce sotto Feto Records, etichetta dei masters Shane Embury e Mick Kenney. Ma il mio cuore è subito diviso.
Quest'album non è proprio ciò che mi aspettavo dai Cripple Bastards. E sì che lo ascolto da mesi ormai, ci scapoccio, urlo i versi delle canzoni in macchina, alcune volte mi esalta, altre volte in verità meno. Eppure è un lavoro con i contro cazzi, figurarsi, di quelli che ti faresti cristiano sulla parola se ne uscissero così almeno uno all'anno. Ma perché allora mi sento smarrito? Uno ascolta grindcore perché è un genere assimilabile all'Arte pura: quella provocatoria e ignorante, povera, violenta, e alla fine catartica; immaginifica e poetica al tempo stesso. "You suffer, but why?".
Soffro perché in quest'ultimo lavoro dei Cripple ho trovato tantissima professionalità, ben venga; una produzione ineccepibile (Fredrik Nordström, già con Opeth e altri gruppi di punta svedesi), ben venga; canzoni più lunghe, con stop and go e un riffing complesso, ben venga. Ma si avverte troppo la sterzata verso il death/thrash a discapito del grind più grezzo e oltranzista. I testi sono di nuovo interamente in italiano, questo sì è un graditissimo ritorno, e sono anche molto più criptici e profondi rispetto al nichilismo minimale del passato (forse sono un concept sulla guerra civile nei Balcani? Giulio avrebbe facoltà di farlo). Il cantato tende di più al growl, in alcuni episodi la voce si fa bassa e recitativa; ma cazzo mi manca tantissimo l'impressione della pecora che affoga in un barile d'acqua!! I musicisti sono tutti sugli scudi, ognuno nel suo è una macchina affilata e precisa, l'esperienza c'è tutta e si sente. Nel panorama estremo mondiale, adesso Giulio e soci hanno meritatamente un rispetto alla pari di Brutal Truth, Napalm Death (gruppi coi quali hanno del resto condiviso egregiamente il palco) o i compianti Nasum, perché si sbattono il culo da oltre vent'anni con attitudine e coerenza.
Ma, per tornare all'album, chi da un Pollock o un Burri o un Piero Manzoni si sarebbe mai aspettato una tela normale (per quanto stupenda) dipinta con strumenti normali (per quanto di qualità eccelsa)? Ecco, l'effetto immediato sarebbe stato simile all'ascolto per me di "Variante alla morte": spiazzante.
Ho amato, amo, e amerò sino alla morte i Cripple Bastards, persone uniche prima ancora che musicisti appassionati, e non avrei voluto votare un album così maturo e diverso da quello che sinceramente mi aspettavo; ma disprezzo gli ignavi, e voto 4 su 5, anche se il cuore mi piange...
"Sangue chiama": NON TOLLERARE MAI!!
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