Quest'album del 1988 sancì il ritorno di Crosby, Stills e Nash con Neil Young. Era dal lontano capolavoro Deja vu del 1970 che il supergruppo non incideva qualcosa di nuovo in studio. Tutte le premesse per aspettarsi qualcosa di buono c'erano. Ma il poco successo dell'album e delle canzoni qui contenute ci dice che così non fu.
Recensisco questo album perchè rappresenta qualcosa di importante per me, ossia la conoscenza di Neil Young e del supergruppo che imparai a conoscere ed apprezzare andando a ritroso nel tempo.
Se da una parte l'uscita del disco era attesa da anni, non ci si poteva certamente aspettare un capolavoro, visto l'andamento delle carriere solistiche dei singoli membri in quel periodo. Young stava attraversando una crisi d'identità artistica, toccando i suoi punti più bassi discograficamente:il countryeggiante "Old Ways" del 1985, il confuso e malprodotto "Landing On Water" del 1986, il similare "Life" del 1987 e il blues di "This Note's For You" del 1988.
David Crosby stava lentamente uscendo da una crisi artistica e umana non da poco, Stills, di contro, in crisi ci stava entrando.Insomma, un disastro.
Registrato nel ranch di Young (come si vede dalle foto del booklet) fu prodotto dal quartetto in collaborazione con Niko Bolas. Proprio la produzione troppo pulita, o anni '80 se volete, fu uno dei punti negativi di quest'album.
L'aperura dell'album è affidata alla titletrack "American Dream", canzone scritta da Young con un testo che si scaglia contro il predicatore televisivo Jimmy Swaggart che in quegli anni fece arrabbiare più di un musicista soprattutto in campo Heavy Metal (chiedere al signor Ozzy Osbourne per saperne di più).
Di Young sono anche la tipica ballad "Name Of Love", la ciondolante "This Old House", scritta a favore degli agricoltori americani, "Feel Your Love" e poi tre canzoni scritte a quattro mani con Stills: la hardeggiante "Drivin' Thunder", "Got It Made" e la conclusiva "Night Song". Insomma le mani di Young sono presenti su gran parte delle canzoni, a rappresentare la quasi ritrovata vena artistica che sfocerà nel suo seguente lavoro solista, quel "Freedom" che grazie anche alla presenza di "Rockin' In The Free World" sancì la sua rinascita artistica degli anni '90 quando divenne la guida e l'icona del movimento Grunge.
Di Nash sono la delicata ballad pianistica "Don't Say Goodbye", l'ecologica "Clear Blue Skyes", "Shadowland" e la pacifista "Soldier Of Peace". Insomma canzoni con temi cari da sempre alla delicatezza compositiva di Nash. Rimangono le due canzoni scritte da Crosby, "Nightime For The Generals", cattiva e con testo di denuncia contro gli scandali che avvolsero la C.I.A. in quel periodo e la bellissima "Compass" uno dei pochi capolavori di questo disco, canzone che sembra uscita da quell'altro capolavoro di Crosby che fu "If I Could Only Remember My Name" del 1971.
Un disco poco omogeneo come si può capire. Con i quattro impegnati insieme molto sporadicamente, tanto che a supporto dell'album non venne fatto nemmeno un tour. Evidentemente i tempi per una reunion non erano ancora buoni. Tanto che Crosby, Stills & Nash composero ancora altri due album nei succesivi anni. Il penoso "Live It Up" del 1990 e il migliore "After The Storm" del 1994 ma senza Young che sembrava aver imboccato la strada di una seconda giovinezza in campo solistico.
La reunion con Young si riconcretizzo' nel 1999 con "Looking Forward" del 1999 e prosegue ancora oggi con la cornice concertistica a corredo, stimolata dagli avvenimenti che hanno toccato gli USA in questo ultimo decennio.
Posso quindi affermare che il supergruppo ha bisogno di importanti avvenimeti attorno a sè per dare il meglio e che in quel 1988 mancavano gli spunti.
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