Harry Muskee, in arte "Cuby" (dal nome del cane dei suoi vicini di casa...), è il fautore di questo quintetto blues olandese originario di Grollo (oggi Grolloo, nel Drenthe). La sua inconfondibile voce calda, oltre all'immancabile armonica, ne hanno fatto il bluesman più famoso d'Olanda. Grazie al suo grande carisma, sia come leader che come musicista, è riuscito ad uscire anche dai confini nazionali a livello di notorietà. Dopo aver fondato i Blizzards nel 1966, con il nome di Cuby + Blizzards, comincia a girare in tour per l'Olanda, per promuovere l' album d'esordio "Desolation". Subito la band finisce sulla rivista musicale Hitweek e viene premiata con un Edison al Grand Gala du Disque. Il buon successo d'esordio garantisce dunque una trampolino di lancio per i Cuby + Blizzards, che in tour a fecero da spalla allo Spencer Davies Group in Germania.
Nel 1967 la formazione divenne "classica": al piano giunse un ragazzo dall'incredibile talento, Herman Brood, destinato a diventare un virtuoso, richiesto e acclamato tastierista negli anni a venire; alla chitarra sempre l'ottimo Eelco Gelling, anch'egli un'icona nella sua Nazione d'origine; alla batteria Dick Beekman e al basso Jaap van Eik. Nell'insieme una formazione esplosiva ed innovativa, seppure legata a canoni strettamente classici.
Sempre nel 1967 i Cuby + Blizzards incidono l'ottimo "Groeten Uit Grollo", un album che li porterà al successo in Germania e in Gran Bretagna e di cui arriverà qualche eco anche negli Stati Uniti. Il tour in Gran Bretagna a supporto di "Groeten Uit Grollo" porterà Cuby e soci a stringere un forte legame di amicizia con John Mayall, il celebre fondatore dei Bluesbreakers. Sarà proprio Mayall che porterà alla fattoria di Cuby un suo caro amico, il famoso bluesman Eddie Boyd, con il quale i Cuby + Blizzards incideranno anche un disco, "Praise the Blues".
Nel 1968 viene inciso il disco della maturità artistica della band, "Trippin' Thru' A Midnight Blues". In questo disco traspare tutta la maestria della band e la grande esperienza forgiata dal vivo. Altro non è che un classico LP di blues, nel vero senso del termine. Purissimo blues al 100%, quindi. Eppure, stupisce quanto riesca a prendere questo ottimo disco, che sa di anni '60 e di revival del genere. Si tratta sicuramente dell'ennesima dimostrazione della varietà di band, generi e musica che anche un Paese piccolo come l'Olanda sia riuscita a generare durante gli anni d'oro per la musica contemporanea.
Con i fiati come in Checkin' On My Baby, con lo slide come in Down The Road, o con la classica armonica suonata ottimamente da Cuby in Feelin' Low Down, è un bell'esempio di blues abbastanza movinetato, molto diverso sotto questo aspetto dal precedente "Groeten Uit Grollo", più incentrato su pezzi lenti.Window Of My Eyes è basata sul pianoforte di Herman Brood, così come la title-track, mentre sono exploit chitarristici di Eelco Gelling quelli di Going Home e Blue-Eyed Girl. Lode speciale a The Sky Is Crying, potente anche la linea di basso del brano di chiusura Feel So Bad.
"Trippin' Thru' A Midnight Blues" ebbe talmente tanto successo che I Cuby + Blizzards furono portati all'attenzione di Alexis Korner, con il quale suonarono in seguto dal vivo e di cui resta a testimonianza l'ottimo "Live! At Düsseldorf". Poi la lentissima ma inesorabile parabola discendente: nel 1969 fecero da spalla ai Fleetwood Mac, ma il tastierista Herman Brood fu costretto a lasciare a metà la tournèe perché trovato in possesso di droga durante una retata della polizia nel backstage. Arrivano altri cambi di formazione e, nonostante i nostri incideranno altri ottimi album come "Appleknockers Flophouse", la band vedrà lo scioglimento del 1977, non ultimo a causa anche degli attriti fra i due membri fondatori della band Eelco Gelling (che entrerà a far parte dei Golden Earring) e Harry "Cuby" Muskee. Quest'ultimo intraprende una sfortunata carriera solistica, fino al ripristino della vecchia banda durante gli anni '90.
Ancora oggi i Cuby + Blizzards suonano in giro per l'Olanda. Cuby, oggi sessantasettenne, invecchiato, ingrassato, e amante dell'ottima birra olandese, non sembra voler cedere. Ancora oggi è spinto a continuare nel nome del buon vecchio blues, quello vecchia maniera, quello magari un po' scontato, datato, trito e ritrito, è vero, ma di sicuro è quello stesso blues che non morirà mai.
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