Fu Andy Warhol a spingere. A raccomandare. Dai, dai, che sono buoni.

Un briciolo di arroganza (“Keep Your Distance”, il titolo dell’opera prima), un discreto approccio agli strumenti, un pop poco caramelloso sfumato di funk, la voce suadente del carismatico leader, Ben Volpeliere-Pierrot. Vita, morte e miracoli dei CKTC.

Due singoli azzeccati, la piacevolissima e primaverile “Misfit”, la pragmatica e sobria “Down To Earth”; un terzo discretamente accolto, la rockeggiante “Ordinary Day” e l'ultimo, il più bello, “Free”, finito nel dimenticatoio.

Il missaggio, arrivato ai giorni nostri, disturba l’ascoltatore. Troppo scarno, secco, poco rivisto. Rende plausibile l’ensemble il marchio di fabbrica del produttore, il pluridorato Stewart Levine.

L’album andò dritto al numero uno. Fu un canto del cigno anticipato. Il successivo “Getahead” (1989) non lasciò traccia alcuna eccezion fatta per il singolo di lancio “Name And Number”.

Menzione particolare per il terzo album, talmente lontano dai riflettori a dall’interesse delle major discografiche da essere realizzato solo in Giappone. Chi vi scrive era partito con l’idea di recensire questo ultimo medesimo, ma già così perdio mi cadete dalle nuvole, Curiosity che ?, mancava ancora che vi propinassi “Back To Front” (1994), piccola grande perla dispesa. Tant’è.

“Keep Your Distance” è l’imprinting definitivo dei CKTC. Gli episodi migliori sono “Free”, un ibrido che accelera e decelera con grazia, “Know What You Konw” anche per il sopraffino lavoro delle coriste e “Red Light”, brano d’amore definitivo, potenziale singolo, la cui outro potrebbe non finire/stancare mai.

Perché i CKTC sono morti così presto ? Sicuramente, nei frenetici anni ’80, due anni tra album d'esordio e successivo furono decisamente troppi. Secondo album, si è detto, non all’altezza. Ben suonato, ma con troppi rivoli e rivoletti, senza personalità. Fu lì che la Mercury, etichetta di riferimento, sciolse il contratto. Fatevi più in là, che noi abbiamo bisogno di riempire la top ten, tipo.

Ben, il frontman, persona gradevole anche sui social, disponibile al dialogo, ironico e propositivo, ha sbarcato il lunario negli anni a seguire facendo spesso capolino nel bel paese. Onnipresente nel progetto 2 Men 4 Souls con Danny Losito dei Double Dee, vocalist occasionale per i Datura, ottima spalla di Daniele Stefani in “People And Places”.

Semrpe dignitosamente, sempre con l’immancabile berretto di pelo di gatt……oops.

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