Una copertina in cartoncino ruvido color avorio intenso: sopra un illustrazione a china... una viola del pensiero con un teschio dentro la corolla, sospesa nell'aria tra due torce accese.... sotto una clessidra alata, appoggiata sul panneggio di un altare... sullo sfondo alberi morti.... tutto intorno le architetture di un tempietto.

Questo è "Imperium", album dei Current 93 di David Tibet, pubblicato nel 1989 e manifesto indiscutibile di una svolta stilistica, nonchè della definizione di un nuovo genere musicale che con il successivo "Svastikas for Noddy" diventerà cosa certa. Apocalyptic Folk, lo chiamarono. Un equilibrato miscuglio di sonorità acustiche, voci cantilenanti e incursioni electro-industrial proposte nella forma-canzone più classica: la cosiddetta ballad. Tra le influenze citate da Tibet per il suo evoluto progetto ci sono scrittori come Lautremont e Blake; e poi la musica folk tradizionale e liturgica. Tutto ciò che in una dimensione più radicale e sperimentale si trovava in album come "Nature Unveiled" e "Dogs Blood Rising", in "Imperium" si rarefa a livelli metafisici e mistici, lasciando da parte le provocazioni esorcistiche e pseudo-demoniache per trovare una direzione lineare, quasi intimistica, che minimalizza l'ambiente sonoro e mette in primo piano le atmosfere ricamate dalle litanie tristi e bibliche di David Tibet.

Some die when they are in the womb
Some on the ground where they are born
Some die just as they learn to crawl
And some as they learn to walk

Some die old and some die young
Some in the very prime of life
All people pass in turn
Just like the fall of ripened fruit

As all ripe fruit
Always falls and rots
So all who are born
Are always by their deaths destroyed

Questi i versi riportati già sulla confezione del disco e letti anche in uno dei brani. Sufficienti a sintetizzare contenuti e sensazioni di questo lavoro, che trascina lentamente l'ascoltatore in un limbo nebbioso di emozioni lacrimose e ineluttabili, gettando uno sguardo disincantato sul destino dell'individuo e sui grotteschi paradossi della sua vita. La prima parte, intitolata "Imperium" e divisa in quattro parti semplicemente numerate, è un excursus malinconico e tragico, blando nei ritmi, intensissimo nelle atmosfere, giocato su corde di chitarra, voce e arcani lamenti e pianti di bambino, deformati e dilatati. Una suite dai sentori biblici, ma anche cabbalistici, che ispira un'immersione nei fondali del disegno di copertina, rabbuiando l'avorio del cartoncino e disegnando assurde nuvole su un orizzonte da primordi danteschi.

"Imperium" necessita di concentrazione e rilassamento. Tutto passa attraverso la comprensione dei testi cantilenati da Tibet e il sovrapporsi dei piani timbrici. Musicalmente sembra esserci molto poco, ma bisogna abbandonare ogni preconcetto e pensare che questa non è musica finalizzata all'intrattenimento, nè tantomeno al ballo. E nella seconda parte si accentua il tono sovrannaturale e profetico, leggendo tra le righe di momenti quasi inspiegabili le possibili interpretazioni dei titoli.

I brani sono

1. Be

2. Locust

3. Or

4. Alone

Che altro dire?

I Current 93 restano, nonostante tutto, uno dei progetti più originali e interessanti degli ultimi vent'anni. In "Imperium" troviamo ciò che le opere precedenti avevano esasperato per imporsi all'attenzione e ciò che album successivi hanno in parte rimasticato, esasperando comunque il minimalismo stilistico del folk apocalittico. Tibet ha altalenato a lungo tra il prendersi sul serio e il dichiarare la sostanziale ironia delle sue idee e del suo approccio mistico con certe tematiche. Ma se per certi versi l'ironia è rintracciabile in alcuni suoi lavori, titoli come "Imperium" non fanno sorgere dubbi sulla veridicità dell'ispirazione. Il teschio nella corolla del fiore sogghigna marmoreo attingendo linfa dallo scorrere del tempo e balugina tra le fiamme delle torce a rischiarare le nebbie delle nostre convinzioni e l'instabilità delle nostre certezze.

Nell'indicibile mestizia della nenia, il sogno che tutti hanno si disperde sotto il battito d'ala dell'unica verità tangibile.

Come tutti i frutti maturi cadono e marciscono, tutti coloro che sono nati vengono poi distrutti dalla propria morte.

Carico i commenti... con calma