Il "Corriere dei Ragazzi" lo spolpavo dalla prima all’ultima pagina: i fumetti, le rubriche, i redazionali, lo sport. Era tutto bellissimo. La mia lettura partiva da due rubriche: “Tilt” e “L’omino bufo”. Entrambe creature di Alfredo Castelli, un gigante del fumetto italiano. Ma che ve lo dico a fare?
“Tilt” e “L’omino bufo”, due storie diverse, due modi differenti di raccontare storie a fumetti. Il secondo può essere considerato un puro esercizio di demenzialità applicato a un disegno volutamente sgraziato, una follia sgangherata caratterizzata da errori grammaticali e di sintassi a go-go (anch’essi voluti, sia chiaro) dall’effetto comico assicurato, con Castelli in versione one-man band: sue le chine, suoi i testi. Per quel che riguarda “Tilt”, Castelli, di nuovo autore dei testi, dopo un breve interregno di Bonvi, decise di affidare il pennino a Daniele Fagarazzi. “Tilt” partì come una rivista a sé: durò l’attimo di due numeri, usciti tra il 1968 e il 1969 tra l’indifferenza generale. Venne recuperato anni più tardi, prima tra le pagine di “Cucciolo”, poi, nel 1972, l’approdo al “Corriere dei Ragazzi” in forma di rubrica. Anch’essa parecchio divertente, ma dotata di un approccio diverso, con una demenzialità più elaborata, maggiormente ancorata alla realtà, all’Italietta degli anni ’70, democristiana, attaccata alla gonna del prete di turno e al tubo catodico. Inoltre, la specialità della casa era la parodia: di programmi televisivi, di riviste, di fumetti. E poi i disegni: altro che sgraziati, la mano di Fagarazzi era tutt’altra cosa!
Il ritorno di Tilt (Cut-Up Publishing, 2023) celebra la saga creata dal duo Castelli-Fagarazzi, novantasei pagine (sembrano poche, ma non è così) che raggruppano il meglio della “rubrica pazza pazza pazza!” pubblicato tra le pagine del “Corriere dei Ragazzi” tra il 1972 e il 1975. Un libro che è uno spasso, gli anni son passati e anche se oggi certi particolari possono risultare oscuri e poco comprensibili, soprattutto per le generazioni più giovani (ma chi sarà mai questo colonnello Bernacca?), certe gag non hanno perso di freschezza. D’altra parte, siamo alle prese con una fotografia d’epoca, che noi boomer rimpiangiamo con nostalgia. Non ci sono più i fumetti di una volta: non è vero, ma a noi piace piangerci addosso. Per dire: date un’occhiata alla copertina del volume: un Sgt. Pepper’s in salsa nostrana, con un bel tot di personaggi in voga negli anni ’70, pescati tra la le più svariate trasmissione televisive e l’agone politico, con Castelli e Fagarazzi in primo piano. Assieme a Massimo “Bonfa” Bonfatti, autore del magnifico disegno. Sì, un fumettista di oggi, bravo quanto quelli di un tempo. Ed è bello che dichiari il proprio amore per Castelli e Fagarazzi in questo modo.
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