Castello di Zavattarello, Settembre 2024, in corso un evento pubblico sulle metodologie per l'investigazione sull'esistenza dei fantasmi.
Uno del pubblico, un giornalista in pensione, dice "c'era uno sceneggiato, una ventina di anni fa, interpretato da Paolo Stoppa se non sbaglio, incentrato su un sensitivo olandese, Croiset.".

Prosegue, in una diversa dimensione.

Asportazione violenta dal contesto, vengo sballottato dopo un paio di tentativi infruttuosi nel soggiorno e nella cucina della mia casa di ragazzino, il viso premuto contro lo schermo del televisore cosí che faccio fatica a vedere la scena; col naso spiaccicato sul cristallo resto nondimeno attento ai segnali che mi giungono dal video, mentre sotto questo continua a parlare: é solo un rumore di fondo.

Poi con la stessa violenza ed ineluttabilitá torno dalla nebulosa di Orione e sono lí di nuovo nella sala del castello di Zavattarello.
Noto che il mio viaggio é stato rapido e nessuno si é accorto di niente.

Terminato l'intervento del giornalista, oppongo qualcosa tipo "il tempo per noi é passato rapidamente: non erano vent'anni fa, era il 1975, e lo sceneggiato si chiamava ESP".
Egli si illumina, "bravo!, che memoria!".
Tornando da Orione avevo assunto una determinazione, e la paleso: "magari é presente su RaiPlay. Si trovano cose molto interessanti."

É vero, su RaiPlay si trovano cose molto interessanti, e la Rai in effetti produsse sceneggiati memorabili al tempo, al tempo aveva una funzione di sviluppo culturale che da Mediaset in poi si perse completamente.
Due esempi - i primi - che mi vengono in mente, noti a tutti coloro i quali transitarono in quei tempi: A come Andromeda, ed Il segno del Comando.
Questo ESP non é noto a tutti. E in effetti dal 1973 ci son voluti 51 anni perché mi ribalenasse alla mente da quel di Orione ove si era rintanato.
Perché pure io ho sbagliato, ho detto "1975", in veritá era 1973.
Beh la mia stima é stata migliore della sua.
E - sí - ESP sta su RaiPlay.

Diretto da Daniele D'anza, regista de Il segno del comando, i due lavori esploravano il medesimo territorio del paranormale.
Perché ESP significa Extra Sensorial Perceptions.

Un paranormale soft, non estremo e sbandierato come oggi si usa, unico modo per richiamare attenzione da un pubblico smaliziato e saturo, ma elegante ed in qualche modo understated, "é piú quel che ti ispiro rispetto a quel che ti dico e soprattutto rispetto a cosa ti faccio vedere".

Senza dubbio lo sviluppo di questo filone in Italia fu in qualche modo ispirato e promosso dalle gesta di Massimo Inardi, che nell'ambito del caro vecchio Rischiatutto di Mike Bongiorno giusto un paio d'anni prima sdoganó all'inconsapevole grande pubblico italiano le vicende e le potenzialitá della parapsicologia.
"Flash movie"? forse. Ma il buon risultato pone il dubbio in secondo piano.

Gerard Croiset é stato un personaggio storico.
Le cui imprese sono ben documentate, in quanto la sua disponibilitá a collaborare con la Polizia e con l'Universitá ne han cristallizzato le attivitá in rapporti e studi che costituiscono alcune delle fonti piú chiare e meno opinabili nel parco delle testimonianze "oggettive" dell'esistenza di qualcosa di non raggiungibile coi cinque sensi.
"Extra Sensorial Perceptions".

Troviamo Croiset alle prese volta per volta con la scomparsa di un bambino, con il mistero di un ufficiale nazista occupante ritrovato morto in una colonna di un edificio, con i residui delle energie "cattive" che pervadono i campi di concentramento nazisti in Austria.

Tutto ció é storicamente documentato; i dialoghi sono naturalmente ricostruzioni di fantasia e le storie sono state arricchite di dettagli arbitrari allo scopo di fornire quella che si chiama "glue logic", il filo rosso che lega tra loro le varie scene allo scopo di fornir loro una coerenza ed una continuitá di racconto; ma é "glue logic", appunto, per il resto il regista espone quanto successe. Senza enfasi, senza sensazionalismi.

Eccellente la maestria di Stoppa nel rendere questo personaggio a tutto tondo, con i suoi complessi di inferioritá ("sono solo un droghiere..."), con i suoi scatti di orgoglio, con la sua ironia tra le righe sempre rinvenibile.
Dieci su dieci a Stoppa; cento su cento.

Apprezzo molto la regia di D'anza. Il risultato descritto é tutto merito suo.
Pessima - oppure invecchiata male - la gestione dell'Audio.
Non tanto per i dialoghi in presa diretta, i quali in se stessi non sono di cattiva qualitá, ma per la scelta - probabilmente un esperimento intenzionale - di tenere i rumori d'ambiente e la colonna sonora una decina di deciBel al di sopra dei dialoghi;
col risultato di rendere questi ultimi molto spesso difficilmente comprensibili, ed in alcuni casi completamente incomprensibili.

La mia valutazione corretta voleva essere un quattro stelle (fornisco 5 stelle solo ai capolavori), ma una stella si perde per strada proprio a causa di questa traccia audio piuttosto infelice.

Da segnalare la sigla di testa e diversi inserti interni realizzati col Theremin, strumento musicale allora giovane, e grandemente utilizzato in quegli anni per creare atmosfere di suggestione gotica.

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