Una delle migliori produzioni musicali italiane del 1996 viene da Roma, nasce da alcune performance live in un locale anzi ne "Il Locale" in via del Fico, viene prodotta da Enzo Miceli e mixata per la maggior parte da John Grimes a Dublino. I brani che non vengono mixati e registrati all'estero saranno completati tra il bagno e la cucina di un appartamento situato in un palazzone che sovrasta il Tevere.
Romano de Roma, Daniele Silvestri, prima di diventare famoso con questo doppio cd si era già fatto notare per un grande album d'esordio come "Prima Di Essere Un Uomo", contenente anche la canzone della famosa "Y10 Bordeaux".
Il Dado è un album veramente bello e completo, che ha girato per anni e anni dentro il mio lettore stereo (a volte ancora oggi mi ritrovo a fischiettare Cohiba). Il Silvestri che ci presenta quest'opera è un cantautore molto ispirato, ancora lontano dai ritornelli sanremesi e dal successone nazionale, quindi forse più libero di spaziare e provare tantissime forme di linguaggio differenti senza dover rendere conto a nessuno.
Rock classico (Seguimi), pop song melodica (Hold Me), Hip-Hop casereccio (Sogno-b), canzone d'autore molto ben strutturata e composta (Via Col Vento), canzoni sull'orlo della comicità alla Elio (Pino Il Fratello Di Paolo), un basso suonato da un ancora sconosciuto Max Gazzè, e la miglior canzone italiana della seconda metà degli anni novanta (Strade Di Francia) (questo chiaramente è solo un mio parere personale, ma non credo di sbagliare).
L'unico neo di questo lavoro è che nel cd2 alcune canzoni non sono proprio all'altezza di quelle del cd1 e potevano tranquillamente essere scartate (vale a dire, in questo caso, meglio un cd da 15 brani che due da 18). Le chitarre elettriche si alternano alle basi fatte al computer o alle musiche di festa paesana come in "Banalità", sorreggendo la bellissima voce di Silvestri e i suoi testi che lo hanno confermato, in quell'anno, come il nuovo cantautore italiano più promettente assieme a Samuele Bersani.
In 19 canzoni si passa dal sorriso, alla tristezza, alla voglia di abbordare una sconosciuta mentre si fa la fila alle poste per pagare le bollette ("Samantha"), o alla voglia di percorrere tutta la Puglia in macchina di notte ("Me Fece Mele La Chepa").
Questo è un disco da avere e da conservare bene. Anche il de-baser non poteva non contenerlo.
Elenco tracce testi e video
04 Cohiba (05:15)
C'è, in un'isola lontana, una favola cubana
che vorrei tu conoscessi almeno un po'
C'è un'ipotesi migliore, per cui battersi e morire
e non credere a chi dice di no
perché c'è
C'è un profumo inebriante che dall'Africa alle Ande
ti racconta di tabacco e caffè
C'è una voce chiara ed argentina, che fu fuoco e medicina
come adesso è amore e rabbia per me
C'è, tra le nuvole di un sigaro, la voce di uno zingaro
che un giorno di gennaio gridò
C'è, o almeno credo ci sia stato, un fedelissimo soldato
che per sempre quella voce cercò
e che diceva
Venceremos adelante
o victoria o muerte
Venceremos adelante
o victoria o muerte
C'è, se vai ben oltre l'apparenza, un'impossibile coerenza
che vorrei tu ricordassi almeno un po'
C'è una storia che oramai è leggenda, e che potrà sembrarti finta
e invece è l'unica certezza che ho
C'erano dei porci in una baia, armi contro la miseria
solo che quel giorno il vento cambiò
C'era un uomo troppo spesso solo, e ora resta solo un viso
che milioni di bandiere giudò
e che diceva
Venceremos adelante
o victoria o muerte
Venceremos adelante
o victoria o muerte
L'america ci guarda
non proprio con affetto
apparentemente placida ci osserva
ma in fondo, lo sospetto
che l'america, l'america ha paura
altrimenti non si spiega come faccia
a vedere in uno stato in miniatura
questa orribile minaccia
por esto
Venceremos adelante
o victoria o muerte
Venceremos adelante
o victoria o muerte
07 Me fece mele a chepa (04:27)
Caldo. Fa caldo !
Fa molto caldo in questa macchina a quest'ora di notte
con le palpebre pesanti e le ossa rotte
se potessi almeno aprire un po' di più il finestrino
ma c'è Gianluca che dorme e non mi pare carino
comunque arriva appena un timido respiro di mare
come un odore di scogli, di muschio e di sale
e questa è Leuca che ti chiama dal retrovisore
siamo partiti da poco e già mi sembrano ore.
Che poi per me guidare in fondo è sempre stato un piacere
così decido da solo dove mi devo fermare
ma qui mi pare che fermarsi sia come morire
e anche se Otranto mi guarda non la voglio sentire
così proseguo in questo viaggio in questa Puglia infinita
e inizio inevitabilmente a ripensare alla vita
non ho la forza di soffocare i pensieri
chi sa se accelerando tornano un po' più leggeri.
E invece niente, niente, niente, niente da fare
c'è qualcosa dentro che spinge e che fa male
e invece niente, niente, niente, niente da fare
c'è qualcosa dentro che spinge e mi costringe ad urlare
Me fece mele a chepa
Me fece mele a chepa
Me fece mele a chepa
Me fece mele a chepa
Sonno! Ho sonno !
Ho troppo sonno per combattere i mulini a vento
guido senza più capire e non per questo rallento
riesco appena a non confondere la strada e le rocce
e forse ho letto qualcosa che mi parlava di Lecce.
E dopo Brindisi, Ostuni, Monopoli volano via
rischiosamente in bilico tra sabbia e fantasia
mi piacerebbe stendere la mano
e salutandole lasciare la mia angoscia scivolare piano.
Lucido, lucido, lucido devo restare
e non lasciarmi stordire da questo mare
lungo, lento e furbo che mi guida
non ascoltare più queste grida
E invece niente, niente, niente, niente da fare
c'è qualcosa dentro che spinge e che fa male
e invece niente, niente, niente, niente da fare
c'è qualcosa dentro che spinge e mi costringe ad urlare
Me fece mele a chepa
Me fece mele a chepa
Me fece mele a chepa
Me fece mele a chepa
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