Dopo aver commesso una ruberia, mentre Renton ed i suoi amici corrono a perdifiato per le stade di Edimburgo, una voce fuori campo accompagna la scena…

"Scegliete la vita, scegliete un lavoro, una carriera, scegliete la famiglia, un maxi televisore del cazzo, lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici, scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita, scegliete un mutuo ad interessi fissi, una prima casa, gli amici, scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai da te e chiedetevi chi siete la domenica mattina, scegliete di sedervi e spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare, alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio, ridotti a motivo d'imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi, scegliete un futuro, scegliete la vita… ma perchè dovrei fare una cosa cosi? Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos'altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni… chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?"

In questo inizio sta l'essenza di Trainspotting, la demolizione della morale comune. E' un film del quale si può scrivere tutto, ma pure il suo contrario. Che è un film senza morale, ma anche didattico, perchè fa intendere cos'è bene e cos'è male, mostrando la durezza e la bruttura della vita dei quattro "amici" tossicodipendenti. Il film si può riassumere così: è la descrizione veritiera di una realtà orribile che affascina o ripugna, esposizione attendibile sulla dipendenza da droghe, che non risparmia allo spettatore, il piacere e le sofferenze che subisce chi fa uso di stupefacenti. Questi non sono criminalizzati, ma neanche oggetto di disprezzo, il tema è trattato in modo neutrale, il film mostra come può essere la vita con o senza le droghe.

Il regista non fornisce giustificazioni all'autodistruzione dei protagonisti. Un film che angoscia e allo stesso tempo mostra scene umoristiche, a mia memoria, in nessun film il nichilismo è stato descritto con un humor tanto pungente, mai una generazione senza ideali nè sogni di rivolta è stata rappresentata con tale freddezza. La ribellione è parte della vita nella crescita di un giovane, ci deve essere, ma farsi è ribellione o è la strada più comoda da scegliere, per vivere senza doversi togliere il sudore dalla fronte, lavorando duro in un cantiere? Chi è, chi non conosce la differenza tra il tran tran quotidino di alzarsi all'alba, e fare lo stronzo andando in giro per bar già fatti, a riempirsi ancora di birra? Un pezzo di merda che vive alle spalle di chi ha scelto famiglia, un maxi televisore del cazzo, lavatrici, apriscatole elettrico etc. o una vittima? La risposta varia a secondo di come si è diventati adulti, siamo noi gli artefici della nostra vita, o è la vita che fa di noi quello che gli pare? In questo film chi fa uso di stupefacenti, può suscitare disgusto, ma per molti, la loro spudoratezza senza riserve ispira attrazione.

Danny Boyle descrive il modo di vivere di Renton, Spud, Sick Boy e Tommy, alla stessa maniera di un entomologo che gira un documentario sugli insetti. La trama è semplice, la droga è una componente normale nella vita, di Mark Renton, ed i suoi compagni. Vivono ai bordi della società, passando le giornate a caccia di ragazze da scopare, ma più di tutto nella ricerca del prossimo schizzo, la loro felicità si manifesta quando la "roba" viene spinta dentro le vene, «Provate a immaginare l'orgasmo più bello della vostra vita, moltiplicatelo per mille, e capirete cosa vuol dire farsi di eroina» Il regista ci descrive anche della sofferenza della disintossicazione, e l'andare a spasso senza meta di un drogato. Si giunge infine al giorno in cui la "Compagnia dei perdenti" fa l'affare della vita vendendo una partita di droga, ma dei cosiddetti amici… Le ultime parole del film sono di nuovo: "Scegliete un lavoro, la famiglia, lavatrici, automobili, apriscatole elettrici, e un cazzo di televisore col maxischermo… "

Un film girato con un ritmo incalzante, non c'è una scena fuori posto, ottimi dialoghi e attori disegnati al meglio. Dal rincretinito e divertente Spud al paranoico Begbie, che dice no all'eroina ma è alcolizzato, e la cui vera droga è una bella rissa nei locali che frequenta. Molte le scene da ricordare, ne cito solo un paio. Quella surreale quando Renton dopo aver perduto la supposta d'oppio in un water nauseabondo, per ritrovarla ci si ficca dentro, nuotando nell'acqua della tazza del cesso, che simbolicamente appare come un mare incontaminato. M'è piaciuta molto anche la scena quando Spud pur di non essere assunto, si presenta ad un colloquio di lavoro completamente fuori di testa, ma mi ha angosciato quella in cui il bambino, figlio d'una drogata svitata, muore tra la sporcizia, nella sua lurida culla. Questa visione apparirà in seguito a Renton più volte, mentre cercherà di disintossicarsi. La musica si adatta perfettamente ad ogni scena, tra gli altri ci sono artisti come Lou Reed e Iggy Pop. Concludo ricopiando una mia riflessione che feci in anni lontani.

… e niente mi ferisce, so camminare in un deserto o in una bufera di neve… avanzo col culo contro il vento… e non c'è pena che non conosco… ed ho la cura per ogni malattia… e non voglio vedere… e non soffro più… e scappo… no, non scappo.

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