Secondo voi il Death Metal può essere accostato ad un quartetto d’archi?
Questa band parmense è convinta di sì e il risultato è, per lo meno, sorprendente.

“Devoid” è l’album di debutto dei Dark Lunacy (uscito nel 2000), ed è stato realizzato dopo un paio di demo e dopo lo split con gli Infernal Poetry. Ma torniamo alla domanda di partenza; vi sarete chiesti, ad esempio, come sia possibile far conciliare bene la ferocia delle ritmiche e della chitarra Death con la malinconica melodia di un violino, oppure la voce growl (da molti detestata) con un sottofondo d’archi e pianoforte. Ebbene, in quest’album tutto sembra possibile poiché i Dark Lunacy vogliono trasmettere emozioni fortissime, e lo fanno principalmente attraverso il contrasto tra le melodie d’achi e le progressioni Death Metal.

Volete qualche esempio? Allora: “Dolls” inizia con delle dolci note di violino che vi entreranno dritte nell’anima, le quali poi vengono contrastate e, al tempo stesso, accompagnate da potenti riff Death. Il testo di questo brano parla delle illusioni d’amore: provate ad immaginare e traetene le vostre conclusioni.
Non vi ho convinti? Magari qualcuno di voi pensa che l’idea di fondo sia buona, ma che il Death Metal presenti grosse lacune dal lato prettamente emotivo. Ebbene, mi credete se vi dico che non ho mai sentito una voce in Growl così passionale, espressiva, coinvolgente e teatrale? E poi, mi credete se vi dico che durante il finale di “Varen’ka” (nel quale si uniscono: batteria e basso lanciati a folle velocità, melodie d’archi lente e tristi e una voce che sembra annunciare la morte della speranza) stavo letteralmente perdendo i sensi?

Per chi non è ancora riuscito ad inquadrare quest’album, allora aggiungo che qui il metal e la musica da camera sono solamente degli strumenti nelle mani delle emozioni umane e che, attraverso di loro, si alternano struggenti e accecanti ululati di rabbia, dolore, malinconia, tristezza, illusione e speranza.

A questo punto, passiamo alla parte meramente tecnica del disco, la quale è quasi futile di fronte a cotanta estasi sensoriale, ma esplicativa per quanto riguarda la completezza di quest’opera. I Dark Lunacy sono dei musicisti molto preparati tecnicamente, in cui spiccano la chirurgica precisione del batterista Baijkal e il già citato singer, Mike. Un grosso riconoscimento va anche al chitarrista Enomys, il quale ha scritto tutta la musica di quest’album comprese quelle stupende melodie senza tempo; mentre a tutta la band va tributato un grosso plauso per la grandissima varietà degli arrangiamenti in cui, tra l’altro, spiccano sognanti stacchi acustici, basi di pianoforte e cori russi.
I testi sono tutti ad opera di Mike, il quale non cade mai né in banalità e né, tantomeno, in raffiche blasfeme tipiche di un certo Death Metal; i suoi testi sono invece delle pure poesie in musica dai forti toni malinconici e molto profondi, in cui è accesissima la lotta tra la disperazione più totale e la speranza.

Per concludere, “Devoid” è un album appagante e coinvolgente oltre qualsiasi standard metal e ideale per abbattere le barriere della diffidenza verso il metal in generale, un genere che a volte è davvero pacchiano e ripetitivo, ma che spesso sa regalare grandi emozioni.

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