Svezia, primi anni '90: mentre band come Unleashed, Dismember e Entombed tracciavano un solco che sarebbe rimasto nella storia con il nome di death metal, altri iniziavano ad apportare ad un genere tanto estremo dosi di melodia più o meno massicce. At The Gates, Soilwork, In Flames e Dark Tranquillity furono le band che in quel periodo, partendo dalla città di Goteborg, gettarono le basi per il cosiddetto melodic death metal. "The Gallery", rilasciato nel 1995, è dai più considerato il vero capolavoro dei Dark Tranquillity, un album in cui il gruppo mostrò per la prima volta tutto il proprio estro compositivo. Da lì in avanti il gruppo incise svariati album passando da lavori più sperimentali ("Projector") ad altri tipicamente swedish ("Damage Done") fino ad arrivare a "Fiction", licenziato nel 2007 dalla Century Media. Il disco rappresenta una delle vette più elevate toccate in carriera dal gruppo, un album in cui brutalità e fredde melodie tipicamente nordiche trovano il loro perfetto equilibrio. Un plauso va indubbiamente rivolto al lavoro svolto dai singoli elementi, con un Mikael Stanne in grado di passare con totale disinvoltura da partiture in scream e growl ad altre in clean riuscendo ogni qual volta a trasmettere emozioni uniche. Un esempio di ciò è rappresentata dalla traccia conclusiva "The Mundane And The Magic", power ballad nella quale la voce del cantante rosso crinito si amalgama perfettamente con quella di Nell Sigland, cantante dei Theatre Of Tragedy, nella creazione di un brano dalle tinte fiabesche. Un ottimo lavoro viene poi svolto dalle chitarre, in grado di irrorare l'intero platter di melodie mai banali. Un discorso analogo può essere svolto anche per le tastiere di Martin Brandstrom, che arricchiscono la collezione di brani, senza risultare eccessivamente invadenti. Citare i due/tre highlights dell'opera risulterebbe sbagliato in questo caso, visto l'elevato livello su cui si muove il disco nella sua interezza, a partire dall'apertura brutale di "Nothing To No One", passando attraverso brani altrettanto devastanti come "Blind At Heart" ed "Empty Me" o pezzi più sperimentali come "Inside The Particle Storm", fino alla già citata chiusura di "The Mundane And The Magic". Dovendo però scegliere, due risultano essere i probabili picchi del disco, brani diventati con il tempo cavalli di battaglia dal vivo, onnipresenti in ogni concerto della band. La prima "Terminus (Where Death Is Most Alive") è un pezzo ideale per scatenare il pogo sotto palco, dal ritmo forsennato e un refrain semplice quanto azzeccato. "The Misery's Crown", invece, è una canzone in cui Stanne rinuncia, nelle strofe, a growl e scream, per utilizzare un cantato pulito triste e malinconico, ideale per atmosfera e liriche della canzone.

In definitva, "Fiction" è un album che rasenta la perfezione e che arricchisce una discografia che, uscita dopo uscita, ha permesso alla compagine svedese di assurgere, nel genere proposto, a stella di prima grandezza.

Carico i commenti... con calma