Se l'intero scenario metal oggi è parecchio messo in discussione, è per il semplice fatto che vanno avanti solo i nomi più famosi mentre un'infinita miriade di band si ferma al primo album, oppure produce una serie di titoli che però rimangono sempre un pò nascosti e isolati.

È evidente dalla mia scheda come mi piace recensire titoli parecchio di nicchia, artisti metal che si possono definire di serie B. È noto che lo strumento necessario per colpire l'attenzione del pubblico è crearsi un buon biglietto da visita che è composto da un Monicher, un Artwork e un genere. Il genere è il problema più importante da affrontare, certi artisti tentano l'impossibile, uniscono il gothic al death riempiendo venature folk\black, oppure fanno un power veloce ma con ritmi heavy che si intrecciano in canoni rock, e via dicendo, il risultato è quasi sempre una scivolata collettiva dalle proprie aspettative, i progetti sfuggono volentieri dalle mani dei loro creatori e molte volte si ridicolizzano in se stessi.
C'è chi la pensa bene, nel definirsi originali senza tentare l'impossibile, e di proporre qualcosa di non troppo complicato, in quanto nel metal abbiamo sentito di tutto e forse è buono sentire qualcosa di più classico ma nello stesso tempo diverso. Con questa breve introduzione non voglio dire che i Darkane non siano famosi, anzi essi lavorano per la Nuclear Blast e hanno prodotto quattro album tra il 1999 e il 2005, tra l'altro il chitarrista Klas Ideberg suona anche nei Terror 2000, il bassista Jorgen Lofberg per i The Defaced e il batterista Peter Wildoer per i Time Requiem.

Quello che voglio dire è che sono rimasto contento, e soddisfatto dal genere da loro proposto, un buonissimo e semplice thrash metal che si fonde alle matrice del buon caro e vecchio death svedese. Non è una violenza molto estrema, a parte tratti particolari come in 'Fatal Impact' che è una bombardata di batteria alternata da un chorus mistico, quella da loro voluta è dosata entro certi limiti, placata in maniera tale da poterla allacciare a giri di riff melodici, combattuti anche tramite tastiera. Mi piace la voce, non è uno screaming, non è un Growl, ma una via di mezzo tra l'urlo lancinante di un hard rocker e un'oscuro profetico volume Death metal, contenuta anch'essa quindi, in grado di creare le linee melodiche e versatili sullo sfondo distruttivo della chitarra e batteria pesante.
Soilwork e Testament sono nomi che vi possono rendere l'idea di con che cosa abbiamo a che fare, e la canzone "Innocence Gone" è un buon risultato di questo thrash metal semi progressivo, melodico e ripieno di aggressività soprattutto negli interventi di batteria, nei pezzi strumentali si manifesta in assoli chiari, puliti e melodici, mantenendo sempre viva l'anima oscura e folle. Giochi tecnici con intervalli sincronizzati e una voce un pò più oscura compongono 'Solitary Confinement', potente, granitica e distruttiva, con molti rumori e lamenti screziati in sfondo, con folli assoli e un ritornello potente e incazzato.

Il songwriting che colpisce di più è quello della sperimentale 'Imaginary Entity', molto Slayer, potente come un'anfibiata nei testicoli, e piena di punti interessanti come la presenza di accordi estranei di tastiera coperti dallo sfasciarsi di chitarra, cambi improvvisi di ritmi, e particolari mutamenti vocali. Certe canzoni come 'Violence From Within' hanno una particolare aria maligna canticchiabile mentre 'The Fear Of One’s Self' sono classici pezzi di sano e violento thrash.
Un'altro brano interessante è 'The Fear Of One’s Sel', dal ritmo parecchio cadenzato e sorretto da sfondi pompanti di tastiera oscura, mentre la canzone più melodica è la conclusiva 'Submission' spettacolare, violenta, aggressiva, ma molto melodica e oscura, si annuncia con percussioni di tamburo e finisce con interferenze radiofoniche.

Morale: un progetto interessante per lo stile di cui è composto, per quello che si vuole rappresentare e per quello che manifesta, non credo che deluderà le aspettative degli amanti del thrash metal, ma se questi fanno colazione con Slayer, Sodom e quant'altro potrebbero non assorbire niente di innovativo se non, una deviazione dalla classicità parecchio notevole.

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