No!
Non sto per recensire un album della Rock n Roll band britannica The Darkness. Io ci tolgo l'articolo (The), per sbattervi in faccia "Death Squad", partorito da 5 mascalzoni molto meno "Catchy" e rassicuranti, come si può anche vedere dall'autoritratto (?) di ognuno di loro in versione Cannibal/Zombie nella copertina, neanche fossero usciti da un film di Lucio Fulci.
I Darkness si formano ad Essen (GER), nel 1984 dall'incontro di 3 ragazzi: Lacky "Torturer"(pelli e voce), Hartmut "Agony" Schoner (basso) e Andreas "Skull" Beckler (chitarra) dopo aver visto un concerto dei loro connazionali Destruction e Tormentor (Pre-Kreator), in seguito diventati due tra i più giganti e affermati del Thrash Metal europeo e internazionale. Subito dopo si aggiunge al trio un altro guitar man, dal nome Uwe Christophers, che aveva fatto del suo marchio di fabbrica l'ambiguo gesto di togliere il Mi cantino alla sua "ascia", suonando effettivamente con 5 corde, probabilmente perchè voleva evidenziare il fatto di essere un chitarrista ritmico e non solista. A formazione completa, i nostri iniziano a pubblicare svariati Demo tape per 3 anni, finchè nel 1987, con una line-up più matura e del tutto nuova, danno alla luce il loro primo Full Lenght: "Death Squad".
Consiglio l'ascolto a volume non basso, con un ventilatore appiccicato addosso, magari in mutande e possibilmente alle 2 e mezza del pomeriggio con la finestra spalancata (tanto per risultare simpatici ai vicini); insomma, cercate di creare un'atmosfera più ignorante possibile, immergendovi in uno stato di nullafacenza totale della serie "I've got no ambitions in my life" (magari pensando alle varie espressioni facciali inorridite che vostra madre potrebbe assumere se, tornando dal lavoro, vi trovasse in questo stato). In fondo il sound dell'intero album è pressochè coerente con la situazione appena descritta: 9 bombtracks iper-cinetiche, ultra veloci e spietate, che non lasciano spazio ad alcuna forma di classe o grazia. Un album scorretto, tutt'altro che orecchiabile e che puzza di alcohol e doppie punte (anche i capelli puzzano). Ma nonostante la mancanza di tocco magico, compostezza o menate varie, i nostri sembrano tutt'altro che incapaci con gli strumenti, come si può notare ascoltando la strumentale Tarsman Of Chor, buonissimo esempio di composizione, dove riff ben incastrati accompagnano un assolo ripetuto in continuazione, che "somiglia" vagamente (giusto perchè non mi vengono altri esempi) a quello di Am I Evil? dei britannici Diamond Head in versione rallentata. Dunque ignoranza sì, ma anche capacità di tenere lo spettatore sulle spine con splendidi arpeggi che fungono da intro della serie "Calm before the storm". Sto parlando dell'intro+canzone Invasion Sector 12/Critical Threshold:Chitarra arpeggiata, calma, tranquilla, con tanto di uccellini cinguettanti e suoni della natura come sottofondo, finchè, pian piano, quel suono piacevole e rilassante va sempre più scemando, confondendosi con un boato di sparatorie tipiche della guerra, quasi a voler riportare l'ignaro ascoltatore assorto nel suo mondo (e magari convinto di sentire un disco Country) in una realtà aspra e tutt'altro che piacevole (Critical Threshold). Citando una profezia di Nostradamus circa l'anno 1999, nella lyric i Darkness vogliono descriverci (attraverso note violente) un mondo privo di futuro: olocausti, guerre, disastri nucleari e ignoranza delle persone, dei governi, degli eserciti che, malgrado le stragi del passato, ancora non hanno imparato nulla e perseverano nei conflitti di interesse:
"Armies stand steady, to fire at will
Nagasaki, Hiroshima, why didn't they learn
All these dark deceivers, no time to turn."
Testi pressochè intelligenti e Thrash-oriented escono fuori dalla bocca del cantante Olli (RIP) dalla voce grezzissima, un misto tra di Mille Petrozza alle prime armi e quella di Marchel Schmier nel pieno "crucco style". Notevole dunque l'influenza di album come Endless Pain, Eternal Devastation e perchè no, Possessed By Fire degli Exumer, uscito soltanto un anno prima. Ma così come la traccia iniziale, anche le altre proseguono nella violenza distruttrice più assoluta. Per questo la title track e Faded Pictures meritano un posto nel podio, in particolare la seconda, una scheggia di Thrash/Hardcore Punk senza fronzoli dal riffing tiratissimo e dalle ritmiche selvaggiamente insane. Anche se a dire il vero a stupirmi sul serio è stata proprio la traccia più "estranea" dell'album se vogliamo, Burial At Sea, un brano lento, un mid-tempo a mio avviso riuscitissimo, poichè ha praticamente tutto: arpeggio introduttivo, chitarre che stavolta si fanno più epiche e rombanti, voce "al vetriolo" come di consueto, ritornello dal riff oscuro che ti prende subito e un grande assolo.
Non c'è molto altro da dire su questo lavoro, se non ricordare che è una delle tante Thrash-gems degli anni 80 finite ingiustamente del dimenticatoio, anzi, più che dimenticate direi mai conosciute su larga scala.
Da ascoltare solo se non ve ne frega un cazzo dei Pantera, dei Meshuggah o di tutte quelle evoluzioni "ultra-tecnico-pompate", commerciali e a mio avviso tamarrissime che l'Heavy Metal ha sviluppato da metà anni 90 fino ai giorni attuali. Da ascoltare dunque, solo se siete dei nostalgici di merda come me.
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