Quattro personaggi, quattro storie differenti, un solo sogno (quello di farcela), un solo grande problema: la droga.

Scordatevi i "simpatici guasconi" di 'Trainspotting': qui non c'è spazio per il sorriso. Sara Goldfarb (interpretata in maniera eccellente da Ellen Burstyn) è una donna avanti negli anni che, rimasta sola dopo la morte del marito, passa le giornate davanti alla televisione, che diviene la sua ragione di vita. Suo figlio Harry (uno smunto Jared Leto, che pare abbia perso 30kg per interpretare questo personaggio) è un tossico che vive una storia d'amore con Marion (la bella Jennifer Connelly), anch'ella con problemi di tossicodipendenza. Tyrone è un amico di colore di Harry, inutile dirlo, anch'egli tossico.

Il racconto procede per storie parallele, che sebbene diverse incredibilmente si intrecciano fino ad un epilogo comune, che lascia senza alcuna speranza. Inutile girarci intorno, nessuno esce pulito da questa storia. Sara viene invitata a partecipare ad uno dei telequiz che riempiono le sue giornate e decide di perdere peso per rientrare in un vestito rosso che tanto piaceva al suo defunto marito. Comincia una dieta e dopo l'iniziale mancanza di risultati, su consiglio di una amica, decide di rivolgersi ad un medico che a sua insaputa le prescrive degli amfetaminici. Assistiamo così al lento declino di questa donna, mentre entriamo a poco a poco nella sua mente che comincia a vacillare, distorcendo la realtà, sempre più afflitta dalla dipendenza dalla droga e dall'ossessione di diventare perfetta per riscattare la sua opaca immagine pubblica. Frattanto Harry e Tyrone cercano di fare il salto di qualità con del piccolo spaccio, che va così bene da indurli a pensare più in grande, ma restano vittime degli eventi. Marion non è che se la passi meglio, portata dalle crisi d'astinenza a mettere in gioco se stessa (non posso rivelare come per non rovinarvi la visione). Dietro ognuno dei protagonisti, dicevo, si cela una voglia di fuggire dal passato che riaffiora spargendo un senso di inadeguatezza talmente pesante da guidare le azioni fino all'epilogo per nulla rassicurante.

Uscito nel 2000 e ottimamente diretto da Darren Aronofsky, "Requiem For A Dream" è forse uno dei film più allucinati che io abbia mai visto, una esperienza extrasensoriale di un'ora e trenta che lascia tanto amaro in bocca ed una sensazione di straniamento senza eguali. La regia è davvero interessante, con quel suo continuo accelerare e rallentare, quel reiterare spezzoni che riferiscono più di mille parole del circolo vizioso in cui cadono i protagonisti, le inquadrature insolite e creative, quel senso assoluto di partecipazione al delirio delle menti allucinate dei protagonisti. Forse indulge un po' nell'iconografico, pare spesso di assistere ad immagini pubblicitarie, ma in ogni caso dà prova di grande maestria. Il tutto avvolto nella bellissima colonna sonora ad opera di Clint Mansell coadiuvato dai Kronos Quartet.

Tra le pecche segnalo il solito patinato "made in USA", nonostante il piglio "indie" della produzione: io un tossico in astinenza da 3 giorni ben rasato e vestito non l'ho mai visto. Peccati veniali a parte, ma la visione resta comunque consigliata, dopo aver tirato un grande respiro.

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