Come è difficile descrivere dischi come "Lead Us Not Into Temptation" (Thrill Jockey - 2003) senza rischiare di fare un torto alla sua musica ed alle sensazioni che il suo ascolto mi sta regalando quasi ininterrottamente da ormai due giorni. Capace di far perdere significato alle parole, questo album estremamente ipnotico, magico e misterioso si impadronisce della mente dell’ascoltatore evocando immagini eteree e notturne.

Già dal principio, infatti, il suono cupo di un violoncello, accompagnato da un pianoforte, su un sottofondo elettronico, introduce nei meandri di una foresta in piena notte, dove la luce di una luna piena fa fatica a passare attraverso gli alberi, i rami e le foglie, ingiallite dall’autunno e marce per la perenne umidità. Ma pur essendo torbida, scura la musica di Byrne non trasmette paura, anzi lascia una strana sensazione di calma. Evoca immagini la musica di David Byrne, forse perchè fatta per delle immagini.

È stata, infatti, concepita come colonna sonora del film "Young Adam" di David MacKenzie. Tuttavia, è una musica che ha la capacità di poter essere ascoltata e apprezzata indipendentemente dalla visione del film. Una musica impressionista quindi, ma non solo. E' una musica sperimentale, in cui l'uso dell'elettronica fa accostare David Byrne a Brian Eno. Inoltre, in alcuni momenti brevi momenti jazz e lievi, quanto semplici, tappeti ritmici fanno tornare in mente Angelo Badalamenti (Twin Peaks).

Altre volte le parti orchestrali ricordano la delicatezza di Michael Nyman. Insomma, la musica incuriosisce anche per i maestri che evoca. Anche se sorprende pensare che l’autore di questi rarefatti, piccoli, a volte statici affreschi sonori sia proprio David Byrne. Meno sorprendente, viceversa, appare la presenza nel disco di musicisti provenienti da bands quali Mogwai, Belle e Sebastian e Delgados, sia per il clima del disco, che per le origini scozzesi comuni con David Byrne e con l'autore dell'omonimo libro ispiratore del film (Alexander Trocchi). Forse chi ha amato e ama la musica di David Byrne rischia di rimanere un po' deluso dall'ascolto di questo album, almeno fino alla parte finale quando il nostro si sostituisce al violino con la sua voce e canta gli ultimi struggenti brani ("Speechless" "The Great Western Road"). Può sembrare poco, ma non è così.

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