Il cinema di Cronenberg è sinonimo di claustrofobia, scuotimento interiore, shock sensoriale. "The Brood" ne è un altro classico esempio.

La potenza mentale dell'individuo è vista nel film come creatrice stessa della materia e della carne, di cui ne costituisce una sorta di prolungamento molecolare. La filosofia cronenberghiana rappresenta una rivoluzione copernicana dell'essere proprio perchè la psiche diviene fondatrice ed, al tempo stesso, plasmatrice della sostanza corporea.

Il processo attraverso cui giungere ad un tale sconvolgente risultato è in "The Brood" la cosiddetta "psicoplasmica", terapia innovativa realizzata dal Dott. Raglan apparentemente per la cura dei malati mentali, ma, in realtà, destinata al ribaltamento totale delle concezioni ontologiche tradizionali in via della nascita di nuova religione al cui vertice vi è, appunto, la mente non come inscatolata nel corpo ma come essere creatore del corpo stesso.

Sensazioni quali la rabbia, la frustrazione, il dolore o la vendetta possono, così, finalmente prendere forma ed agire violentemente attraverso i frutti partoriti dal corpo per volontà della psiche. Gli esperimenti del Dott. Raglan trovano la massima espressione in Nola, ossessionata dal desiderio di ritrovare l'amore dell'ex marito e della sua bambina. Per far prendere forma ad una tale ossessione Nola, rinchiusa nel laboratorio del Dott. Raglan, diviene un'ape regina che dà vita ad una serie di prodotti corporali simil umani, che appagano gli istinti della loro madre con ferocia e nella più totale incoscienza.

Di fronte a questa eclatante ed inquietante rivelazione, tutte le vicende relative al marito di Nola, Frank ed alla sua volontà di proteggere la piccola Candice dalle presunte sevizie della madre, assumono un ruolo decisamente marginale. "The Brood" è, forse, una delle opere meno note del cavaliere canadese ma non per questo una delle meno importanti.

Particolare menzione, ad esempio, merita la scena di overture in cui il dottor Raglan sperimenta la sua psicoplasmica su uno dei suoi pazienti pubblicamente sul palco di un teatro, che è pregna di un pathos unico dovuto all'incalzante confronto verbale tra i due.

Il film si sviluppa successivamente lungo i canoni consueti della sua cinematografia e, quindi, gli ambienti cupi e desolanti, le scene più sanguinolente che puntano a disgustare lo spettatore, il senso di oppressione derivato dalla fotografia non particolarmente ricca di colori, sino a sfociare nello spiazzante e raggelante finale.

Del resto, è un film di David Cronenberg e non credo ci sia il bisogno di aggiungere nient'altro.

 

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