"Panic room": un titolo che dice tutto.

Una madre divorziata e depressa e sua figlia adolescente diabetica passano la loro prima notte nella loro nuova casa, senza il papà. La casa in questione è un immobile particolare: è vastissimo (per i canoni di Manhattan, dove si trova ubicato) e dispone di un accessorio unico: una Panic room. La chiamano "La stanza del panico" (cito testualmente i dialoghi). E' un bunker in cemento armato molto spesso, dotato di una porta in acciaio massiccio inscalfittibile, che ha per scopo quello di fungere da rifugio per gli inquilini qualora capitasse qualche rapinatore in casa. All'inizio sottovalutata dalla padrona di casa, questa stanza entrerà in funzione il giorno stesso dell'insediamento dei nuovi abitanti.

La storia in sè non è infarcita di personaggi ed è proprio quello che ci vuole in questo caso: presentare poche e semplici cose ma terribilmente caratterizzate (sottolineo che la fabula si svolge tutta in una notte, perdipiù assai piovigginosa). In tal caso i caratteri sono solo sei: i tre rapinatori, la madre e la figlia nella Panic room e la casa. Non la conto di proposito la casa, visto che nella sua silenziosità, eterna penombra e vastità riesce a imprigionare e condizionare a un sol tempo le azioni dei protagonisti, come un dannatissimo labirinto. Ritornando ai rapinatori, questi sono composti da tre tizi: l'organizzatore (uno snob idiota e inutile, che farà una brutta fine), lo scassinatore (un poveraccio nero con famiglia che agisce perché dei soldi HA bisogno per vivere), e il ferraiolo (Raoul, un tipaccio freddo e suscettibile col passamontagna; neanche lui farà una bella fine). Aggiungete al quadro due donne impaurite chiuse in un bunker 1,5mX3m, di cui una diabetica, mentre i rapinatori girano per casa e la cosa si fa alquanto grave. Aggravata dal fatto che ciò che i ladri vogliono prendere sta proprio dentro la Panic room (una cassaforte strapiena), ormai inaccessibile. A meno che chi la occupa non apra la porta. Ed è quì che si concentreranno i maggiori sforzi dei rapinatori: costringerle ad uscire. Ci proveranno dal basso come, tramite una breccia nel condotto di aereazione della stanza, soffocandole col gas, senza però avere successo. E dopo aver evitato per un pelo che quelle chiamassero la polizia tramite un cavo estratto da una parete, uno di questi tipi (Junior, l'idiota che ha organizzato tutto) cede e decide di andarsene. La scoperta che i soldi nella cassaforte erano di più di quanto aveva dichiarato e il forte sospetto che, una volta uscito, Junior avrebbe chiamato gli sbirri muove Raoul ad ucciderlo. Quì il primo atto del film può dirsi concluso, e l'atmosfera, da tragicomica qual era, muta in qualcosa di decisamente più drammatico.

Così la storia perde un giocatore, rimpiazzato immediatamente però da quello che è l'ex marito della donna nella Panic room (venuto per una segnalazione telefonica), un impresario farmaceutico piuttosto famoso, tale Steven Altman, che di fronte alla prepotenza del sadico ferraiolo si trasforma di colpo in ostaggio. L'altro rapinatore (in fin dei conti innocente), purtroppo per lui viene a ritrovarsi nella peggiore delle situazioni. Dopo molta tensione i rapinatori riescono ad entrare nella stanza (mentre la madre, di nascosto è andata a prendere una medicina per la figlia diabetica) e a fare il loro lavoro. Una volta usciti però dovranno fare i conti con le strategie messe in atto dalla donna. Dopo una lotta furiosa, Raoul (ormai fuori di se) muore per mano del suo collega ladro, che si da alla fuga. Ma, come ogni finale che si rispetti, l'intervento della polizia risolve la situazione, mette al fresco il ladro sopravissuto e recupera il bottino, lasciando una madre e una figlia frastornate ma al tempo stesso riunificate da quel episodio. Ciò che conta di più in questo film è lo sconvolgimento degli ambienti, per cui la casa diventa lo spazio esterno e la Panic room quello interno. La casa, come ho detto prima, è una selva labirintica alla Ludovico Ariosto (l'Orlando furioso) dove si intrecciano gli stessi personaggi, in cerca ognuno di una cosa. Solo che in tal contesto l'azione è più concentrata in punti specifici, come la camera fuori della stanza, o la cucina o le scale o il montacarichi.

Dal punto di vista artistico devo dire che non provavo tanta suspence da molto tempo. Mentre, per quanto riguarda il profilo tecnico, tendo a sottolineare la volontà propria del regista di rendere i movimenti di camera insolitamente fluidi e di concentrarli anche sui più piccoli dettagli, utilizzando più di una volta gli effetti speciali. In conclusione, "Panic room" è un buon film, non è proprio un thriller, ma la suspence c'è, come l'azione e i momenti drammatici in giusta dose. Jodie Foster, nei panni della madre depressa ma forte (come negli altri suoi ruoli in altri film) dimostra ancora una volta la sua dote e la sua bravura. Nei limiti gli altri attori (ma anche Jared Leto se la cava).

Da vedere di sera. Fa il giusto effetto.

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