Commedia del 2006 scorrevole e divertente.

Una decorosissima fanciulla Hathaway/Andy alla ricerca di una carriera giornalistica finisce inconsapevolmente al cospetto di una leggendaria direttrice guru della moda Streep/Miranda di importante rivista di alta moda e nonostante si dimostri inadeguata ai canoni aziendali viene assunta per questione di intuito della potente donna. Si trova proiettata in un mondo allucinato ed allucinante fatto di isterie collettive e orari insostenibili. Si trova a compiere salti mortali psicofisici per sostenere la mansione e finisce per adeguarsi al costume ed all'andazzo di iperefficientismo dell'ufficio. Andy modifica la sua vita sociale senza troppo rammarico privilegiando la carriera al fidanzato che esasperato si tira fuori dall'ormai grottesca relazione. Quando la giovane ha totalmente in pugno la situazione e gode della fiducia della capa decide che non vuole far parte di quel mondo senza valori e umanità e abbandona tutto. Torna sui suoi passi iniziali e riallaccia i rapporti con la sua estetica e con il tollerante fidanzato.

Sostanzialmente ci troviamo davanti ad una ragazza ambiziosa in lotta con i suoi stessi limiti, di peso, estetici e lavorativi, ma non etici. Modifica totalmente la cornice che la rappresenta, ma dopo aver imparato a non piangersi addosso e lottare per il massimo sceglie di mantenere la sostanza morale di cui è fatta.

Il film è gradevole e ci proietta all'interno del mondo della moda con le sue modelle sempre più magre, la ricerca di idee sempre più innovative e la valorizzazione agli occhi dell'ignaro spettatore di quanto questa industria milionaria faccia ruotare intorno a se, con la loro immagine trasmessa al mondo, ciò che deve fare tendenza. E' fede pura quella che traspare dagli addetti ai lavori in ballo, come se il vestire nella vita fosse la sola cosa importante, che tu vesta un paio di scarpette di plastica od un orribile maglione color azzurro ceruleo. Messa in evidenza è anche l'inconciliabilità del lavoro di successo o ambizioni carrieristiche con la vita sociale. Hathaway/Andy perde fidanzato e trascura gli amici, non da meno Streep/Miranda che si trova ad affrontare un nuovo divorzio o le affermazioni dell'assistente Tucci/Nigel "finalmente potrò decidere della mia vita". Che poi nel lavoro ci si faccia le scarpe a vicenda, è una storia vecchia come il mondo, ricordata dall'immortale detto "Mors tua, vita mea". Andy resterà scioccata dal vedere infrangersi progressivamente i sogni e le ambizioni da tempo attese di colleghi e conoscenti. Sarà la goccia che le farà dire basta. Il diavolo ti offre il mondo, ma ti risucchia l'anima.

Maryl Streep è fenomenale. Questa donna è magnetica ed efficace ed in questo ruolo è quasi esaltante. Stanley Tucci è un altro trasformista dalle eccellenti capacità. Purtroppo il cinema non gli ha mai permesso di mettersi in evidenza come meriterebbe. Annie Hathaway è piacevole, ma a tratti scontata nelle espressioni. Quello che non mi è piaciuto del film di David Frankel è che si avverte troppo la radice rosa-romanzata che deriva dal libro di Lauren Weisberger (stesso titolo) di e si percepisce una sorta di femminismo (nei corteggiamenti, nel sesso parigino di Andy, nelle non-reazioni del fidanzato) che trovo poco realistico, oltre il ripescaggio di tematiche straviste.

Se non altro la chiave di lettura attraverso l'alta moda (e manipoli di belle figliole) con le sue tendenze non è male.

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