Al dottor Zivago gli succede qualsiasi cosa. Alla fine muore, ma un po' se lo meritava. Non ci si mette insieme con una donna nel bel mezzo di una guerra. Vabbè, lasciamo andare, in fondo è cinema, pardon, è letteratura. Perché, prima di diventare un famoso film (incassi stratosferici dovunque e 600 giorni di programmazione nella sola città di Roma!), "Il dottor Zivago" è un libro, un romanzo di quelli di una volta, un librone di Boris Pasternak che, come lo Zivago del libro, ne passerà di tutti i colori. Cacciato a forza dall'URSS, costretto a non ritirare il Nobel, Pasternak col tempo verrà considerato uno scrittore ‘maledetto', a causa delle proprie convinzioni politiche che gli costeranno dolori e sacrifici.
David Lean, tre anni dopo lo splendido "Lawrence d'Arabia", decide di trasportare al cinema il corposo romanzo pasternakiano. L'impresa di per sé è folle, perché folle è il personaggio di Zivago: un uomo innamorato dell'amore, capace di fare qualsiasi cosa pur di stare insieme all'amata, eppure incapace di svincolarsi dalla politica, proprio quella politica che gli ha rovinato la vita. Un eroe poco duttile, un eroe che non compie grandi gesti d'eroismo, un eroe tormentato, come vuole la leggenda.
Lean, grande esteta degli spazi e delle immagini, trasporta su pellicola il "Dottor Zivago" con una magniloquenza quasi spropositata: grandi inquadrature paesaggistiche, lunghe riprese a metà strada tra il turistico e l'esotico, scene d'amore che devono sempre essere epiche (un abbraccio assume sempre i contorni di un maestoso addio), e sceglie come protagonista del film Omar Sharif. Non un grande attore (di certo ce n'erano di meglio sulla piazza: Peter O'Toole, Alec Guinness, David Niven, George C.Scott), ma un attore abbastanza malleabile, legnoso in certi particolari (sguardi, baci, abbracci), ma utile per le scene d'azione, quelle in cui ci vuole più la presenza e la sostanza rispetto alla classe ed alla recitazione.
La protagonista femminile, cioè la donna amata da Zivago (la celeberrima Lara) è interpretata da Julie Christie, ed è la scelta di cast più felice ed indovinata. Leggera come una piuma eppure bella da fare paura (ma questi sono gusti personali), la Christie si rivela perfetta per il ruolo di Lara, lo cesella come vuole, lo fa suo, ne detiene le coordinate ed ammicca con una delicatezza ed una sincerità sconvolgente. Ma se la Christie è perfetta, Sharif è dignitoso e la regia di Lean, pur mastodontica, è sempre elegante, quello che non funziona è la sceneggiatura. E non è che non funziona ogni tanto, non funziona mai. D'altronde, portare un romanzo come quello di Pasternak sullo schermo è difficilissimo, perché va rielaborato praticamente da capo, perché vanno riscritte quasi tutte le battute, perché bisogna trovare un modo per raccordare tante scene l'una con l'altra senza snaturare il racconto originario. Il compito viene affidato a quello che dovrebbe essere un esperto di sceneggiature, Robert Bolt, già sceneggiatore di "Lawrence d'Arabia". Tanto bene scrisse il primo, tanto male ha scritto questo. Scene che spesso non vanno da nessuna parte, punti di raccordo inutili e noiosi, dialoghi spesso ridicoli, un finale che non finisce più e che butta alle ortiche, sbrigandolo in pochi minuti, la scena chiave dell'intero film: la morte di Zivago.
Lean può fare poco o niente, filma la pellicola con professionalità consumata e tenta di arginare i buchi clamorosi di una sceneggiatura, chissà perché?, tanto ingarbugliata.
Non è dunque un capolavoro assoluto questo "Dottor Zivago", è un film dignitoso, un successo passato alla storia più per sentito dire che per reali meriti artistici, tecnicamente abbastanza riuscito, ma anche eccessivamente melenso, a tratti persino un po' forzato nella propria ostentata voglia di commuovere, un po' pesantuccio (dura poco più di tre ore), indubbiamente interessante, da vedere perché comunque è un film chiaccheratissimo (tanto da venire omaggiato persino da Nanni Moretti in "Palombella Bianca") con una cosa però veramente bellissima: la colonna sonora di Maurice Jarre, vincitrici dell'Oscar.
Di Oscar ne vinse altri 4, tutti abbastanza meritati, tranne quello scandaloso alla sceneggiatura. Misteri di Hollywood!
Carico i commenti... con calma