Semplicemente pazzesco...

Un personaggio alquanto strano, bizzarro nel suo caso è aggettivo che calza a pennello, questo hippie-freak si fa notare suonando invettive pacifiste ed anti-proibizioniste agli angoli del suo quartiere, nei bassifondi di New York; proprio quel Lower East Side che adotterà come moniker per i suoi fidi compagni di viaggio, Billy Joe White (chitarra e voci) e Harold C. Black (tamburino e voci). David Peel e soci licenziano il proprio debutto "Have A Marijuana" nel 1968 (Elektra) registrandolo in presa diretta proprio per le strade della Grande Mela, così da suonare assurdo nel suo estremo "no-fi", ma che lascia intravedere quello che di lì ad un paio di anni sarà il supremo capolavoro del gruppo, nel frattempo allargato a sette elementi con tanto di basso, batteria, organo e sax soprano.

"American Revolution" (Elektra) vede la luce nel febbraio del 1970... e non passa inosservato. Diventa all'istante il nuovo Manifesto della Controcultura Hippie americana, tanto che il gruppo verrà preso sotto l'ala protettrice di John Lennon e Yoko Ono che nel 1972 licenzieranno per la Apple il terzo magnifico atto di questo folle personaggio, "The Pope Smokes Dope" (!!!).

Ma torniamo a noi. Fino a qui, tutto ci può stare, il periodo è quello giusto, il posto è New York, dove tutto ed il suo contrario potevano nascere ad ogni istante e ad ogni angolo... quello che non torna è il fatto che ascoltando questo disco senza nozioni biografiche non si può fare altro che pensare di essere nella Londra del biennio 1976-77. Il debutto dei Clash semplicemente impallidisce al confronto con "American Revolution", tanto che una buona metà del disco di Strummer e Jones è rinchiusa nello street-punk dell'iniziale "Lower East Side", dove l'attitudine, la rabbia, le melodie, il cantato... ripeto sono pazzeschi!!! Un breve intermezzo e veniamo catapultati in "Legalize Marijuana" dove uno sgorbio reggae-punk è il veicolo con cui la voce Peel sembra volersi prendere gioco di Strummer, Johnny Rotten, Joey Ramone e Dave Vanian tutti in un colpo solo... figurarsi quelli che sono venuti dopo. "Oink, Oink" è un puro divertissement contro le repressioni della polizia, dove ancora una volta si rimane esterrefatti davanti ai continui ""richiami"" ai Clash con alla voce un Rotten strafatto di etere. "I Want To Get High" è puro e cristallino pub-rock a cui Sham 69 o Buzzcoks credo abbiano buttato più volte l'orecchio e "I Want To Kill You" in poco più di quattro minuti spazza via senza remore "The Call Up", "Police On My Back" e "Bank Robber" dei Clash... lo so sono monotono, ma Peel e soci hanno letteralmente fatto a pezzi uno dei gruppi più eroici della storia.

"Girls, Girls, Girls" parla di sesso, come avrebbero fatto i Beach Boys se fossero stati brutti, sporchi e marci; il sax di Richard Grando è commovente mentre duetta con la voce di Peel sull'incedere marziale di "Hey, Mr. Draft Boar", proto-punk fin dentro alle viscere (tanto per smontare qualcun altro, anche X-Ray Specs hanno messo ben poco del loro... nell'evoluzione del punk) che ci trascina verso la splendida ballata mistica che è la finale "God", dove la chitarra diventa acustica e morbida per accompagnare il lamento che Peel rivolge direttamente all'Altissimo con un sarcasmo tagliente da meritargli una scomunica diretta... nemmeno cartellino giallo.

...semplicemente pazzesco.

Carico i commenti... con calma