Sto male.

Passano le settimane, volano i mesi, ascolto i vecchi album che mi porto nel cuore da sempre, mi butto con encomiabile entusiasmo sulle nuove uscite ma faccio una fatica cane a farmi musicalmente scalfire la corazza cardiaca che si è indurita man mano nei miei ultimi trent'anni di vita. Sto male pertanto. Sono alla perenne ricerca di un qualcosa che forse nemmeno io so...

Come un vecchio drogato, le mie sostanze stupefacenti non fanno più effetto. L'assefuazione crescente mi tormenta. Il mio corpo richiede oramai il nepalese più gommoso, il funghetto più allucinogeno che esiste, la porcheria più cristallizzata che c'è sul mercato....Sto male ma forse, da qualche giorno, inizio a star meglio. Ho fatto un giro a Bandcamp, un quartiere labirintico di una strana megalopoli. Ovunque c'è qualcuno che ti propone qualcosa. Devi fidarti, devi tastare, ci provi, una volta e via se non ti piace, ma se per caso arrivi dallo spaccino giusto son salti di gioia e tuffi al cuore.

Vi lascio un nome ma non pubblicizzatelo troppo in giro: Dawn Of Midi. Ha roba buona questo strano trio acustico newyorchese (il bassista indiano Aakaash Israni, il pianista Amino Belyamani e il percussionista Qasim Naqvi), sulla piazza dal 2010. Mi han proposto la "Dysnomia", la loro ultima prelibatezza annata 2013. E' una droga perversa, di quella che ti sbatte in un altro mondo, nel tuo piccolo mondo solitario. E' quel cazzo di piano che insiste in continuazione su pochissime note e micro-variazioni! Sono quelle cazzo di mani del marocchino Amino che, non contento di battere sui tasti bianco-neri convenzionali, ficca le mani sulle corde per modificare il timbro del suono. E come non accennare al lavoro sotterraneo e incessante del contrabbassista che si lega perfettamente alla batteria secca del pakistano Qasim. E' una droga alienante e subdola, pericolosa, non per tutti. E' una droga che mescola un'idea geometrica e rigorosa e minimale del jazz (un controsenso, direi) con l'idea di un'elettronica umana e vitale (un altro controsenso, direi). I Dawn Of Midi sono due controsensi che si uniscono o che si scontrano, vedete voi. Nove pezzi che magnetizzano e fluiscono senza alcuna reale interruzione dove non c'è spazio per la melodia ma solo per l'aridità del ritmo.

E poi, cazzo, andare alla ricerca del pusher giusto e trovarsi di fronte a una gang che si fa chiamare Dawn Of Midi mi pare quasi che rasenti la perfezione. E poi, cazzo, andare alla ricerca di droga e trovarsi di fronte un pakistano, un indiano e un marocchino!

Io vi ho avvertito: questa è musica che può far star bene qualche tossico pesante ma che può far star male il ragazzino alla prime armi.

Attenzione, la droga fa male (a chi più, a chi meno).

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