Per chi non conosce Dee Dee questo potrebbe essere un ottimo inizio. Un "live" ti mostra in genere l’anima dell’artista. Specialmente se si parla di un jazzista. In questo caso siamo in presenza di una delle voci più potenti, precise, intonate e piene di anima che ci siano in giro.

Trapiantata da diverso tempo in Francia, dove viene trattata benissimo, continua a sfornare album bellissimi. L’ultimo, “Jai deux amoeurs” non ha invero molto a che vedere col jazz, quanto con le canzoni popolari francesi; ma comunque è, per l’appunto, un altro paio di maniche. In questa incisione del 1989 troviamo la vocalist assistita in maniera superba, godibile e piena di swing dall’immancabile Dedè Ciccarelli alla batteria, Antoine Bonfils al basso e Hervè Sellin al piano.

1) “All blues” apre con degli strali vocali molto lunghi ed un bellissimo vocalese-scat singing che fanno tanto pensare ad un quarto strumento, una tromba od un sax. Sapiente uso delle dinamiche. 2) “Misty” è interpretata con molto pathos, e la capacità di Dee Dee di porgere ed interpretare ne fanno una delle maggiori candidate ad un teorico trono post Ella Fitzgerald, suo riferimento principale (vedi anche il suo tribute “ Dear Ella” del ’ 97)
3) “On a clear day” parte sparato e lei gigioneggia sapientemente col materiale oggetto di trattazione. Una gatta che gioca con un intero gomitolo di jazz, magnificamente supportata da una sezione ritmica interamente al servizio di un disco sanguigno e pieno di swing, per un pomeriggio di buona musica. Molto vocalese e scat singing anche qui.
4) “Dr. Feelgood” è un vecchio standard-bluesaccio aperto dal trio di supporto (ottimi tutti e tre) e portato avanti, anzi: trascinato per oltre 5 minuti.
5) “There’ s no greater love” si apre con un tentativo di parlare in francese ed il pubblico apprezza. Poi arriva immancabile lo standardone bello piazzato su un medio swing, potente come una inesorabile Cadillac lanciata su una turnpike della south belt Usa d’estate. Grassa musica. L’essenza del jazz più vero. Potenti cavate di basso, incessante batteria ed eleganti accordi di piano reggono l’impianto con sommo rispetto della cantante (che qui vola altissima), in ossequio al primo e sacro comandamento nel jazz: “Never step on the vocal” . Solo breve ma orgasmico di piano per ripresa ed atterraggio.
6) “Here’ s that rainy day” per sette minuti ti trascina, con un gioco di voce impressionante ed un piano magico, nel mondo del jazz. Se non c’eri mai stato prima dentro, questo è un cancello d’oro: varcalo. Ogni resistenza è futile.
7) Medley “Everyday I have the blues/Stormy Monday”. Ancora tanto blues sanguigno, terreno di coltura e naturale campo d’incontro tra musicisti provenienti da differenti paesi. Gli Stati Uniti non hanno inventato solo il Baseball: soprattutto il Blues. Il piano si insinua negli interstizi vocali sotto e a fianco Dee Dee, con un gioco di note bellissime e tirate sino alla fine. Che fatica, presuppongo.
8) “Cherokee” è uno vecchio standard che proviene dall’area di Kansas City, capitale del Kansas, no? Sbagliato: del Missouri! A 15 km c’è Lee’s Summit, cittadina natale di Pat Metheny, donde “Missouri Sky”. Questo pezzo è stato una delle “palestre” di Charlie Parker, usato per far cadere le mascelle ai colleghi musicisti; pertanto viene qui eseguito a trecento all’ora, come si conviene per un rispettoso omaggio, salvo poi finire a tempo di parade-shuffle con uno swing che ti solleva dalla sedia e ti fa rimpiangere di non essere lì a suonare o sentire (che poi è lo stesso), nel momento del concerto.

L’idea iniziale era di dargli un quattro stelle, ma più lo sento suonare, più mi si insinua nelle (poche) sinapsi rimaste nel mio cranio; e più la quotazione cresce.

Da acquistare; possibilmente assieme al "Live in Montreux", a "Dear Ella", al "Tribute to Horace Silver", a… … … . .

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