Joseph Roth -Il profeta muto
Kargan è innanzitutto un «senzapatria» in un mondo di persone che si illudono ancora di averla.
Dopo aver percorso, «solitario e truce», le strade dei ricchi che lo umiliano, addestrato subito all’illegalità, spinto dal rancore, dalla voluttà della distruzione e dal desiderio di un Assoluto, Kargan si lancia in una sua guerra «contro la società, contro le patrie, contro i poeti e i pittori che frequentano la Sua casa,» (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -Tarabas Un ospite su questa terra
... è uno dei rari personaggi della letteratura moderna che rappresenti, immediatamente, un destino. «Io leggo nella sua mano che lei è un assassino e un santo», così dice una zingara al giovane Tarabas... (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -Il mercante di coralli
... molte sono le vie che Roth tenta in questi racconti, e più di una volta si può dire che esse conducano alla terra della perfezione... (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -Viaggio in Russia
Dopo i primi anni di entusiasmo per la rivoluzione, quando si firmava «Roth il Rosso», egli era entrato, ora, in una fase di dubbio: così vide quel viaggio come una preziosa occasione di verifica.
Attento, curioso, con occhio vivido e mano ferma, vagò per le grandi città, seguì il corso del Volga, si spinse fra i popoli dell’Asia Centrale, scrivendo a caldo le sue corrispondenze. (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -Confessione di un assassino
... è una favola sul Male, sul suo potere ipnotico di spingere le proprie vittime in storie circolari e ossessive, che si stringono lentamente come un cappio.
Questo Male metafisico, irriducibile, assume qui una forma peculiarmente russa: come oscura connivenza fra la delazione, il rancore, l’abiezione erotica e l’ansia di espiare, punirsi, confessare... (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -Ebrei erranti
Queste pagine ripopolano davanti ai nostri occhi, con la magia della parola, quella parte dell’Europa dove oggi di ebrei quasi non ne rimangono più e continua a regnare indisturbato l’antisemitismo. (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -Zipper e suo padre
All’inizio, il giovane Zipper è solo un compagno di classe lentigginoso, che nomina sempre suo padre, come fonte di ogni autorità; e il vecchio Zipper è un uomo piegato dalla fatica dell’enorme passo che ha compiuto: nato proletario, è diventato piccolo-borghese, e ora difende con le unghie la sua conquista, aggirandosi nella sua vita come fra i sedicesimi scompagnati di una enciclopedia popolare. (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -La Marcia di Radetzky
Questo libro, dalla prima riga all’ultima, ci prende come un’onda, e finiamo di leggerlo abbandonati a un ultimo moto di risacca.
Mai come in queste pagine la totalità imperiale si è dispiegata fedelmente, come un manto che copre allo stesso modo le regioni paludose della frontiera orientale, i viali del Ring dove sfilano i lipizzani, fra elmi neri e dorati, sotto «l’occhio di porcellana azzurra dell’Imperatore», e le città di guarnigione, con i loro circoli, caserme, bordelli. (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -Le città bianche
Per tre mesi, fra il settembre e il novembre 1925, Roth vagabondò per il Sud della Francia.
Quel viaggio fu accompagnato, per lui, da un senso di liberazione: a trent’anni scopriva le «città bianche» della Provenza, che aveva sognato durante una grigia infanzia.
E al tempo stesso sentiva allontanarsi ogni oppressiva germanicità. Sperimentava un nuovo modo di respirare: «Ho guadagnato la libertà di passeggiare, tra signore e signori, tra cantanti di strada e mendicanti, con le mani nelle tasche dei calzoni... (da Adelphi) di più
Joseph Roth -La ribellione
Andreas Pum, il protagonista, è un mutilato di guerra che ancora crede nell’ordine del mondo e degli uomini e sogna di gestire una rivendita di francobolli.
Ma la sorte, dietro cui si maschera l’oppressione senza scampo esercitata dalla società, lo trasforma a poco a poco in un capro espiatorio, in un Giobbe inerme, costretto a riconoscere l’onnipresenza del male. (da Adelphi) di più
Joseph Roth -Il peso falso
... i suoi scritti, pur mantenendo intatto l’impianto realistico, sembrano naturalmente riferirsi, in trasparenza, a un significato ulteriore... (da Adelphi) di più
Joseph Roth -Destra e sinistra
... questo romanzo è esempio perfetto di narrazione a caldo, dove diventano fantasmi narrativi quei personaggi estremi, accaparratori, terroristi, borghesi in crisi, cospiratori, sbandati, falliti, che fiorirono nella Germania pre-nazista... (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -I cento giorni
Con la stessa immediatezza, nella stessa maniera diretta in cui ci ha narrato le vicende di oscuri ebrei dell’Europa orientale o di funzionari absburgici, Roth racconta in questo libro (apparso per la prima volta nel 1935) una storia di Napoleone – e precisamente la fase più drammatica del suo epos, quella che va dalla fuga dall’Elba sino alla disfatta di Waterloo e all’imbarco per Sant’Elena.
Sono «cento giorni» che fecero sognare al mondo, per un’ultima volta, prospettive nuove. (cit. Adelphi) di più
Mordecai Richler -La versione di Barney
Barney ci parla delle sue tre mogli – una poetessa esistenzialista, una miliardaria dai robusti appetiti e dalla chiacchiera irrefrenabile, e Miriam, l’adorata Miriam, che lo ha appena lasciato.
Ci racconta le sue passioni, come chiosare i quotidiani, o ascoltare nella notte Miriam alla radio.
Ci descrive i suoi intrattenimenti, come immaginare Terry McIver che si dibatte in un mare infestato di squali, o lanciare galosce verso l’attaccante della sua squadra di hockey che ha appena sbagliato un gol. (da Adelphi) di più
Mordecai Richler -Il mio biliardo
Che cosa hanno in comune Paul Newman, la Regina Madre d’Inghilterra e il popolo degli insonni disposti a seguire in televisione, fino all’alba, le silenziose evoluzioni delle palle colorate su un tappeto verde a tutto schermo?
Semplice: una passione, la stessa che Mordecai Richler ha sempre nutrito e che in questo libro, il suo ultimo, si è deciso a raccontare.
Convinto che il biliardo sia un gioco troppo serio per lasciarlo ai cronisti sportivi... (da Adelphi) di più
Mordecai Richler -Quest’anno a Gerusalemme
Da bambino, sessant’anni prima di diventare Barney Panofsky, Mordecai Richler aveva l’assoluto divieto di accendere o spegnere la luce, rispondere al telefono o ascoltare la radio di sabato.
Nei giorni che precedevano Yom Kippur era costretto a farsi roteare un pollo sopra la testa per scaricare sul terrorizzato animale i peccati dell’anno trascorso.
A tredici anni, diventato ormai un apikoros, un miscredente, si convertì alla fede laica, socialista e sionista di Habonim, i Costruttori, ansiosi di approdare quanto prima in Palestina e fondare uno Stato ebraico.
Alla fine, Richler non emigrerà nella Terra Promessa. La visiterà due volte, nel 1962 e nel 1992... (da Adelphi) di più
Mordecai Richler -Solomon Gursky è stato qui
il racconto abbraccia infatti due secoli, due sponde dell’Atlantico e cinque generazioni di una dinastia ebraica in cui tutto è smisurato: vitalità, ricchezza, lusso, inclinazione al piacere in ogni sua forma. Ma nessuna grande famiglia è senza macchia, e la macchia dei Gursky si chiama Solomon... (da Adelphi) di più
Aleksandr Puškin -La dama di picche
«La camera era piena di morti. La luna illuminava per le finestre i loro visi gialli e violacei, le bocche cavernose, gli occhi foschi e semichiusi, i nasi sporgenti ... le morte in cuffie e gale, i morti maschi, se funzionari, in uniforme ... i mercanti col caffettano della festa»: il fabbricante di bare ha invitato a cena i suoi clienti e Puškin può serrare in una morsa la materia indocile dell’esistenza, e con la sua prosa geometrica e trasparente, asciutta e protocollare, ma anche biblica e concreta, renderne il mistero e la concitazione. (da Adelphi) di più
Flann O’Brien -Il terzo poliziotto
«Avete mai visto una bara di bicicletta?».
Lettore, questo è l’unico romanzo al mondo dove una domanda del genere può suonare perfino troppo ovvia.
Come anche apparirà ovvio che un Sergente di polizia consideri gli umani compenetrati di bicicletta – un po’ come, secondo la teoria di un altro poliziotto, tutto l’universo è riducibile a una sostanza fondamentale, detta omnium. (da Adelphi) di più
Vladimir Nabokov -Il dono
... è il romanzo della letteratura russa, una partitura narrativa dove risuonano, per via di allusioni, deformazioni, ibridazioni, ogni sorta di versi, stilemi, echi di quegli autori che avevano contribuito a comporre la sostanza variegata dello stile nabokoviano; ed è anche la storia della ricerca di un padre... (cit. Adelphi) di più