UFO -LIGHTS OUT
"Phenomenon" alla fine resta di poco il mio preferito, questo qui subito dopo, di un capello sopra "Heavy Petting", fosse anche solo per "Love to Love" che è uno dei loro brani migliori, rock epico e "raffinato" senza scivolare nel pacchiano, e per la cover dei Love di quel gioiello di perfezione melodica pop di "Alone Again Or". Insomma, è un disco pieno d'amore 'sto "Lights Out". Gli UFO hanno una scrittura molto semplice, con canzoni classicissime, vedi la ballad "Try Me", magari pure un po' banale, ma la utilizzano per scrivere sempre belle, o nel peggiore dei casi piacevoli, canzoni. Ascoltati spesso nelle settimane passate, confermo il loro essere tra i gruppi del rock/hard rock classico anni '70 che mi piacciono di più; sull'Isola Deserta non me li porterei, ma hanno fatto diversi dischi ottimi nel genere, davvero ottimi. Questo è indubbiamente sul loro podio. di più
Ash Ra Tempel -Seven Up
Non un capolavoro come lo sono altri album degli Ash Ra, però mi ha sempre divertito molto questo curioso viaggio in Svizzera della band di Manuel Göttsching verso il rifugio dell'esule guru Timothy Leary. Tra trip e cazzeggio ne uscì fuori questo bel disco fatto di due jam (una più cosmica, bellissima) improvvisate, al sapore di Seven Up corretta con LSD. Album bello e "divertente", collaborazione davvero interessante. Le vette degli Ash Ra restano comunque i primi due dischi ma questo qui l'ho ascoltato spesso e sempre con gusto. di più
Aretha Franklin -Aretha in Paris
Be, è Aretha dal vivo all'Olympia di Parigi nel 1968, nel pieno del suo momento di massimo splendore artistico quanto di massimo riscontro commerciale, che altro aggiungere. Oddio, poi non è che ci sia molta differenza tra questo live e un suo coevo album in studio, è più una compilation eseguita dal vivo di alcuni dei brani migliori del suo repertorio, ciò non toglie che il disco sia una ficata. Tutta la bellezza e l'energia della Franklin e del miglior Soul ed R&B qui si trovano alla grande. Penso solo alle canzoni che aprono e chiudono il live: la sua versione di "Satisfaction" io la preferisco, nettamente, all'originale degli Stones, per quanto mi piacciano gli Stones, mentre "Respect" vabbè... La solita bomba perfetta per chiudere un disco live con i fuochi d'artificio. Bello bello. di più
Black Sabbath -Heaven And Hell
I Black Sabbath 2.0 con Dio alla voce (si, i Black Sabbath con Dio, hanno fatto la gag), i Black Sabbath 2.0 che si danno all'Heavy Metal alla NWOBHM. Qui premetto, per me non ha senso riferirsi a questo tipo di musica con "Heavy Metal", soprattutto parlando di questi Sabbath, quando il termine "Metallo Pesante" fu coniato proprio per dischi di rock o rock-blues particolarmente duro nelle sonorità, tra i quali i primi lavori dei Sabbath stessi, quindi non sarebbe una contraddizione enorme indicare con lo stesso termine "Heaven and Hell", che è tutt'altra cosa ? Che cavolo ci sarebbe di "Metallo Pesante" qui dentro e in altri dischi del genere ? Al massimo questo è "Soft Metal", tiè. Suoni puliti, leggeri, aperture epiche e assolutamente melodiche, in qualche occasione praticamente pop-rock, in altre un Hard-Rock dal suono brillante e "grandioso". In ogni caso, ritengo questo disco una rinfrescata di sonorità (radicale) e line-up di cui i Sabbath avevano bisogno, dopo i due ultimi dischi sottotono con Ozzy, e un disco eccellente nel suo genere, che tuttavia a me non fa affatto impazzire. Lo reputo comunque un buon disco, con un'ottima title-track (gran pezzo) e molto bella anche "Lonely is the Word", che sono i brani che spiccano, con belle melodie, la bella voce di RJ e ottime parti chitarristiche di Totonno Iommi. Il resto mi dice molto meno ma è gradevole. di più
Black Sabbath -Sabotage
Un disco che ha preso una direzione musicale in buona parte improntata su un Hard-Rock più canonico e "classico", perdendo la pesantezza (perché loro suonavano la versione pesante del rock pesante, il rock sovrappeso) bella dei primi dischi; questo alle mie orecchie gli fa perdere qualche punto ma pazienza, perché è Hard-Rock di quello bello e "Sabotage" resta nel suo genere uno dei dischi a me più graditi degli anni '70 (e, dunque, in assoluto). Non mancano nemmeno qui canzoni che affrontano generi diversi, "Am I Going Insane" è più dalle parti di un pop-rock acidulo che altro (ed è molto carina se chiedete a me). "Supertzar" invece è una merda senza appello, credo la prima canzone demmerda dei Sabbath, roba inimmaginabile per una band simile, fino a quel momento. Per il resto è tutto bello, Symptom e la più elaborata "The Writ" (bellissima la parte acustica finale) sono le mie preferite, due grandissimi brani, anche i 10 minuti di "Megalomania" scorrono bene bene. Gran disco, l'ultimo così bello con Ozzy alla voce, prima di due dischi decisamente stanchi e meno ispirati (anche se non del tutto da buttare) e la ritinteggiata (salvifica sebbene per gusti a me non molto gradita) in toni "epici" con Ronni Geims. di più
Alice -Capo Nord
Davvero valido il primo disco di Carla Bissi sotto il nome d'arte di Alice e sotto l'ala di Battiato e Giusto Pio. Di fatto la sua carriera inizia da qui. "Capo Nord" rientra in quel ciclo di dischi scritti da Battiato e Pio in un momento di ispirazione pop fantastica, nelle musiche, nei testi, negli arrangiamenti, il pop-rock/synth-pop d'autore battatiano non ne sbagliava mezza, in più qui (come per Giuni Russo o Milva negli stessi anni) questa ispirazione è data in dono ad una interprete tra le più grandi della musica italiana; interprete ma anche autrice, sia perché la sua era una collaborazione attiva nella scrittura con i due maestri, sia perché due canzoni se le scrive tutte da sola e una, "Una sera di Novembre", è tra le più belle del disco, raffinata ed elegante. In più, la voce e le grandi capacità interpretative. Alice lo sappiamo tutti quanto grande si è dimostrata nel proseguo di carriera, quello che ha fatto come musicista, autrice e interprete, ma questo disco è un antipasto già gustosissimo. "Il vento caldo dell'estate", "Bael", "Sera" e soprattutto la cupa malinconia rassegnata di "Rumba Rock" sono canzoni memorabili davvero. Bello. di più
Soundgarden -Louder Than Love
Mi piace parecchio, da sempre è il mio preferito del Giardino del Suono. Più viscerale del maturo "Superunknown", più rifinito del grezzo "Ultramega Ok" è il compromesso perfetto raggiunto dalla musica della band, il disco più compatto e "quadrato". Lo considero uno dei migliori dischi Rock/Hard-Rock usciti a cavallo tra anni '80 e '90. In più questa è la miglior formazione dei Soundgarden ed è al suo massimo, con Yamamoto, gran bassista, importantissimo anche in fase di composizione dei brani. E poi un cantante/autore bravissimo, un chitarrista bravissimo, un batterista pure lui in gran spolvero e quello che viene fuori è un disco molto omogeneo, anche nella qualità dei brani. Oh, io non arrivo a definirlo capolavoro, o considerarlo uno dei "miei" dischi fondamentali, giusto perché considero i Soundgarden degli ottimi allievi che, pur facendo una porca figura, non hanno superato i maestri (le varie ispirazioni della band le conosciamo tutti, non sto qui a ripetere il loro listino della spesa), insomma questione di gusti però questo di fatto trovo sia un disco che rasenta la perfezione, ha solo ottimi brani, dal primo all'ultimo, non un cedimento, non un punto debole, non una canzone poco riuscita, scorre liscio-liscio, è un blocco unico di ottimo hard-rock 2.0. Bellissimo. di più
Afghan Whigs -Congregation
Molto bello, il gradimento cresce ad ogni ascolto. Di fatto è il primo album degli Afghan che prendo e ascolto come si deve e per intero, al primo giro mi ha lasciato in parte perplesso, mi aspettavo già da questo maggiori influenze Soul/Black varie, turlupinato dalla stupenda copertina, che già di suo è indicativa della passione di Dulli e compari per l'ibridazione tra rock bianco e il soul/r&b, così come è significativo anche il testo della title-track, ad esempio. Dal secondo ascolto in poi mi sono trovato comunque di fronte ad un bellissimo disco di tipico "rock anni '90", con canzoni molto belle una dietro l'altra, ispirate, alcune meravigliosamente coinvolgenti ("Turn on the Water" o "Conjure Me" o "Miles Iz Dead" con suo magnifico riffettino, "This is My Confession", ad esempio). Non c'è un pezzo poco riuscito, non mi fanno impazzire produzione e suoni (nel senso di volumi proprio, ma non ci capisco nulla di 'sta roba) ma il livello di songwriting qui è di ottima qualità. In questo disco non si avverte musicalmente (se non in modo vago-vago) la loro passione per il pop-soul-r&b, ma che avessero intenzioni più ampie del semplice "famo rocche grange" si intuisce... Dalla bellissima cover di "The Temple" tratta da "Jesus Christ Superstar" ad esempio. Be, da quello che ho capito "Congregation" fa un po' da ponte tra i primi due dischi più grezzi e i due successivi a questo, gli album della definitiva maturità. Un ponte fatto molto bene, non c'è che dire. di più
Elton John -21 At 33
Disco che rappresenta una risalita rispetto al precedente ma grazie al cazzo rispetto a "Victims of Love" anche il Best Of con me che canto sotto la doccia sarebbe stato un miglioramento. Disco di mestiere, con un paio di buone canzoni, altre 2-3 carine e il resto è abbastanza disintegrabile secondo me. Questo primo disco di EJ degli anni '80, seguito dall'ancora più valido "The Fox" poteva sembrare un preludio ad un ritorno a produzioni di buona qualità e invece no, era l'anticipazione prima delle cagatissime. Questo è ancora un disco accettabile e dignitoso comunque, che un paio di volte si lascia ascoltare e poi se ne sta lì a prendersi la sua brava polvere. Ma farà di peggio, molto di peggio, lo zio Reginaldo. di più
Elton John -Peachtree Road
Secondo disco del periodo "rinascente" di Elton John, quello che va da "Songs From the West Coast" a "The Diving Board", in cui ha recuperato la sua dignità artistica, persa sotto il divano verso la fine dei '70 e poi caduta disgraziatamente nello scarico dopo il 1983 e ha ricominciato a comporre canzoni e dischi sempre andanti tra l'ottimo e il decente, quantomeno. Questo disco è dalla parte del "decente" ed è il meno bello degli anni 2001-2013 ma rimane oro colato rispetto a quelle meraviglie al contrario che il sir ci regalò, bontà sua, alla fine degli anni '80. "La Strada del Pesco", qui, ha come difetto quello di essere quasi integralmente composto da ballad e lentoni, e fossero tutti capolavori ok, ma solo poche sono effettivamente delle buone canzoni (e nessuna veramente memorabile, comunque, roba standard da Elton John standard anche se di piacevole sentire) così il risultato è un disco che risulta non brutto ma comunque troppo pesante, ripetitivo e parecchio noioso nel complesso, senza picchi o guizzi particolari e nel quale si accoglie con gioia l'unico momento più brioso, "They Call Her the Cat" che forse proprio per questo mi risulta essere la parte migliore del disco. Oh, poi qualche ballad eltonjohniana bellina c'è eh, qui, sicuramente, ma 4-5 su 11, le altre sono troppo irrilevanti e non basta per evitare il senso di noia. di più
Blue Öyster Cult -Tyranny And Mutation
Bellissimo disco, il migliore dell'Ostrica al pari con il successivo, ma personalmente è di un pelo quello che preferisco tra tutti. Se nel bel disco d'esordio c'erano molti bei pezzi ma anche un paio così e così (tipo quello di Joe Bouchard, "Scream") qui tutti gli otto brani sono di alto livello, con una media generale superiore a quella del primo disco. "7 Screaming Diz-Busters" ad esempio lo considero il miglior parto dell'Ostrica insieme ad "Astronomy" e il perfetto esempio del loro cercare delle composizioni che andassero oltre la canonica forma-canzone dell'Hard-Rock tipico dell'epoca. Di più ampio respiro, più mutevole, con una struttura più complessa, una ficata. Oltre a ciò, il gioiello rock-pop-r&b "O.D.'d on Life Itself", la ballad acida dalla bellissima melodia arcano-melanconica e dal riff (ma solo quello) molto sabbathiano di "Wings Wetted Down", la prova molto ma molto migliore di Joe Bouchard come pezzo scritto da lui solo, rispetto all'esordio, con "Hot Rails to Hell" e "Baby Ice Dog" (testo della Patti) nobilitano tutte un disco davvero molto bello, ma sono tutte su questo livello, non le cito per mancanza di spazio. Band al massimo della forma, come autori e come musicisti (sezione ritmica dei Bouchard broda splendida, Bloom canta quasi tutte le canzoni, Roeser ha un chitarrismo perfetto e mai troppo invadente o strabordante, Lanier non scrive nulla ma le sue tastiere sono graditamente più presenti stavolta e via così). di più
Blue Öyster Cult -Spectres
Non è cosi male. In questo periodo i BOC avevano decisamente abbracciato un rock/pop-rock leggero e radiofonico, ma la buona vena per la melodia pop ce l'avevano sempre avuta e il disco è un lavoro dignitoso nel suo genere, molto piacevole da ascoltare anche solo in sottofondo. Rispetto al precedente non ha quelle due o tre canzoni che spiccano sulla media ma è quasi tutto sullo stesso livello di divertente canzone rock-pop. A me non dispiace, al netto di un paio di grosse cacate di gabbiano che non avrebbero affatto sfigurato in una chart del peggior pop del decennio successivo, precursori della merda insomma. Però è un disco carino. di più
judas priest -sin after sin
Mi piace meno di Sad Wings, senza dubbio, ma è un bel disco anche questo, che inaugura il periodo '77-'80 della band che è quello del "Non belli quanto in Sad Wings, ma cacchio se mi piacciono sti metallari". Rispetto al predecessore rinuncia a quella teatralità più fantasiosa, al maggior eclettismo e alla maggiore "eleganza", stabilizzandosi su un'alternanza di brani più classicamente Hard-Rock (con un po' di epicità e grandiosità di quella tamarrosa qua e là, non eccessivamente fastidiosa per fortuna) e ballad molto ma molto riuscite. "Last Rose of Summer" è la mia preferita del disco, si parla dei Priest come genitori della tipica "ballad heavymetal" ma questa è una canzone quasi "cantautorale" che conferma la loro notevole capacità melodica. Bellissima canzone. Come bella è anche la cover di Baez e la melodia malinconica, crepuscolare, calda e cupa di "Here Come the Tears", perché i Judas avevano il miglior gusto melodico tipico british, a parer mio. Dalla parte hard "Sinner" è un pezzone favoloso (in 'sto disco poi c'è Simon Phillips, ergo miglior batterista mai passato dalle loro parti, no dico...) ma son belle anche le altre ("Let Us Prey" e "Raw Deal" su tutte) tra chiare ispirazioni proto NWOBHV e sguardi ai classici dell'Hard (Purple, Zeppelin e compagnia, sia musicalmente che nel cantato di Halford, con i manuali guida di Bobby Pianta ad esempio, che ogni tanto spunta fuori, come giusto che sia). Bel disco. di più
Judas Priest -Killing Machine
Il mio preferito dei Judas dopo Sad Wings. Bellissimo perché torna su territori più sanguigni e grezzi del Rock/Hard-Rock, pur contenendone qua e là anche gli aspetti più "raffinati" e melodici, lasciando più defilato lo stile maggiormente arioso e epico del "metal classico" chiamiamolo così del quale sono stati progenitori (e che è comunque presente, vedi la bella opening "Deliver the Goods"). C'è una maggior urgenza e visceralità in questo "Killing Machine" e me lo fa preferire leggermente al "fratello" uscito qualche mese prima e quasi altrettanto valido ovviamente. Qui l'unica che mi dice poco è "Evening Star", il resto è una bomba. La sequenza di tre canzoni che va da "Burnin' Up" a "Killing Machine" (irresistibile) è inattaccabile e sono tutte tra le mie preferite della band, in mezzo ovviamente brilla l'ottima cover (non era facile) di uno dei capolavori che lo Stregone Verde del Blues-Rock inglese scrisse con i Fleetwood Mac (l'ultimo, per esser precisi), quell'inno stregonesco perfetto del rock-blues che è "The Green Manalishi" che rivela il loro apprezzamento per i Mac greeniani e che diventerà un classico in scaletta nei live. Bellissima anche la ballad "Before the Dawn", che conferma il loro gusto melodico, ed è giusto un po' troppo romantico-piaciona, ma molto bella comunque. E poi la parte leggera e pop, con "Take on the World", con ritornellone da stadio (queeniano senza essere altrettanto rompicoglioni) che pare anche un canto, ripulito, da osteria inglese. di più
Judas Priest -Point Of Entry
Io questo disco lo avevo sempre saltato, passando direttamente ai due successivi. Poi mi son detto "Massì, ascoltiamolo, metti mai..." Dovevo continuare a saltarlo. Disco brutto. Di purissimo e odiosissimo "heavy metal radiofonico" quello veramente poco heavy e veramente poco metal (il pop-metal, lo chiamo) ma soprattutto tremendamente pacchiano, ruffiano e inutilmente, strabordantemente sopra le righe, tamarro, "epico" (nel senso peggiore del termine, questa volta). Purtroppo è un genere che per me ci mette poco a passare dallo spassosamente tamarro al mostruosamente brutto. Questo è brutto. Con un paio di momenti gustosamente zarri, ma brutto. Confrontando questo disco con l'attitudine di un "Killing Machine", oltre che con le canzoni in se, questo disco si autodistrugge. Primo grosso passo falso della band e anche l'unico che abbia mai ascoltato, visto che i due successivi non sono la mia tazza da tè, ma sono abbastanza gustosamente tamarro-divertenti e "Painkiller" è invece un ultraspasso-ultralusso. I due periodo '86-'88 invece non li conosco e non voglio conoscerli, due volte la stessa cazzata no, grazie. di più
judas priest -rocka rolla
Classico disco d'esordio acerbo, ancora poco "deciso", ma non per questo un brutto disco. Semplicemente, è nella maggior parte dei brani un disco di Hard-Rock poco personale, piacevole ma un po' piatto che quasi mai ha spunti o brani che effettivamente lo elevino dal mucchio, rimane anzi lì, nella media di qualsiasi disco Hard-Rock standard di quegli anni (con qualche canzone anche bellina eh, tipo "One for the Road"). Poi ci sono i brani dove i Judas cercano atmosfere e generi differenti (come faranno su Sad Wings, ma con ben altri risultati) ma anche il trittico "Winter/Deep Freeze/Winter Retreat", inizialmente pensata come brano unico diviso in tre sezioni o lo strumentale finale, la delicata "Caviar and Meths" non spiccano particolarmente e mi lasciano del tutto indifferente. Tuttavia, ci sono due brani nel disco che invece riescono a farsi notare ben oltre la media qualitativa dei pezzi restanti: "Dying to Meet You", divisa nettamente in due parti e molto bella soprattutto nella prima e la rock ballad "Run of the Mill" con i suoi quasi 9 minuti, che è a parer mio il primo vero grande pezzo dei Priest, classicissima rock-ballad, con classicissimo lungo solo di chitarra, ma bella, ispirata, molto riuscita, un gran brano. Due anni dopo, poi, verrà quel che verrà e sarà tutta un'altra storia ovviamente. di più
Judas Priest -Stained Class
Ottimo disco, insieme al "gemello settantottino Killing Machine" è quello che completa il podio dei dischi che preferisco dei Priest, pur stabilmente una spanna dietro Sad Wings. Qui si abbandona la varietà stilistica dei due dischi precedenti (soprattutto il solito discone del '76) e la band si compatta in un Hard/heavy rock-metal che porca vacca è praticamente un bignami per tutti i loro allievi del decennio successivo, Maiden e compagnia bella NWO eccetera, come anche i Sabbath dioani, sotto molti aspetti (e, come sempre, fatto meglio dai Judas). Canzoni migliori per me "Fire Burns Below" e la bella cover dal bellissimo secondo disco degli Spooky Tooth, "Better By You, Better Than Me", che forse preferisco perché restano più vicine a territori rock/hardrock anni '70, seppure il bellissimo brano conclusivo non disdegni affatto i toni grandiosi, che d'altronde sono perfettamente rintracciabili anche nell'hard-rock settantiano e tutto torna. L'unica che mi convince meno è "Saints in Hell" tutto il resto mi stuzzica alla grande, bello bello, dalla doppietta iniziale "Exciter"-"White Heat-Red Hot" alla title-track passando per la terza canzone migliore di questo disco "Beyond the Realms of Death", con gran bei soli chitarrosi, soprattutto quello di Tipton. di più
Judas Priest -Sad Wings Of Destiny
Disco splendido, con la band che compie un gran salto di qualità rispetto all'esordio, affatto brutto ma ancora parecchio acerbo. Per quanto mi riguarda è tra i più bei dischi Hard-Rock che abbia mai ascoltato e ancora di più, lo ritengo uno di quei dischi capaci di superare la barriera della catalogazione e i confini dei generi, un disco apprezzabile al di là della propria "corrente musicale" di appartenenza. Qui i Judas prendono spunto da questo e da quello (un po' dai soliti megaliti del Rock dei primi '70-Led/Purple e compagnia, un pizzico dei migliori Queen, il miglior melodismo di pop raffinato/cantautorato/crooneristic o elettro-acustico/una spruzzatina di melodie o idee musicali vicine a certo gusto "prog" del più "romantico") ma hanno il merito di amalgamarlo in una miscela che è del tutto personale e lo fanno con grande ispirazione nel songwriting, eclettismo e raffinatezza e un sapiente dosaggio di aggressività, malinconia e drammaticità. Così facendo, a loro volta gettano intuizioni raccolte (e ingigantite, il più delle volte male) da una miriade di altre band dal decennio successivo in poi ("Tyrant" per dirne una, è palesemente una Maidenata ante-litteram, per citare forse gli allievi più capaci, anche nel bel gusto melodico, vocale e chitarristico). "Victims of Changes" e "Epitaph" (scritta dal solo Tipton-come il gioiello rock dal gusto teatrale molto british che è "The Ripper") le mie preferite ma qui non si butta un secondo. di più
Rush -rush
Primo disco per i Rush, tra l'altro senza ancora Peart alla batteria (suonata da un tale John Rutsey); in pratica un duo (Lee-Lifeson) + 1. Un disco hard-rock molto convenzionale, suonato da due musicisti dall'indubbia elevata capacità tecnica (già qui è un piacere sentire il basso di Geddy, non altrettanto la sua voce da gallina tirata per il collo) ma molto acerbi in fatto di idee, stile personale e scrittura dei brani. A volte si cercano territori che paiono degli apocrifi led zeppeliani in tono (decisamente) minore, e Lee pare essere un goffo incrocio tra Plant e una sirena antifurto, in altre canzoni (penso al suo cantato in "Finding My Way") pare invece essere una guida spirituale per le future generazioni di gallinacei acutizzanti dell'Hard/Metal, ed è un Hard-Rock che è molto improntato su quelle coordinate lì (e senza essere sul livello delle cose migliori dell'Hard'n Roll di gente tipo, chessò, gli Ac/Dc degli anni subito successivi). Non è un disco brutto eh, anzi ci sono cose belle, che vanno ricercate in "Here Again" (buon brano Hard-Rock-Blues che è appunto apocrifo minore dei Led ma più che dignitoso) o nella lunga introduzione strumentale di "Before and After", dove Lee preferisce lasciar cantare il suo basso per un paio di minuti, scelta molto condivisibile, grazie. Mancava un tassello fondamentale per la nascita del "vero" trio canadese, questa è una discreta ma tiepida introduzione. di più
Guns N' Roses
i Maurizio Ganz & Rozez di più