I genovesi Delirium sono uno dei nomi storici del glorioso prog italiano. Noti al grande pubblico per il successo di “Jesahel”, in realtà il gruppo del tastierista Ettore Vigo e del fiatista Martin Grice è stato capace di pubblicare (dopo il buon esordio “Dolce acqua” del 1971 con ancora in formazione Ivano Fossati) album articolati e pieni di sonorità progressive come “Lo scemo e il villaggio del 1972” e soprattutto il capolavoro “Delirum III – Viaggio negli arcipelaghi del tempo” del 1974”. Scioltisi a causa degli scarsi riscontri di vendite i Delirium si sono poi riformati dando alle stampe nel 2009 il dignitoso anche se non memorabile “Il nome del vento”. Ora la sempre più meritoria etichetta genovese Black Widow, dopo aver di recente pubblicato anche il ritorno dei Latte e Miele, rende disponibile il loro nuovo album intitolato “L’era della menzogna”. Si tratta di un concept basato sullo squallore e la mancanza di scrupoli della classe di politici che ci governa. I testi di Mauro La Luce evidenziano come l’immoralità sia lo stile di vita di questi personaggi che, attraverso il malaffare abusano del loro potere. Per l’occasione la formazione del gruppo ha avuto dei nuovi innesti. Agli “anziani” Vigo e Grice e al bassista Fabio Chighini si sono uniti il validissimo batterista Alfredo Vandresi, il talentuoso chitarrista Michele Cusato e il cantante della Maschera di Cera Alessandro Corvaglia, indubbiamente una delle voci più convincenti nel panorama del prog italiano attuale. “L’era della menzogna” si rivela nel complesso un buon album anche se non tutte le tracce sono allo stesso livello. I momenti più convincenti sono costitui dall’iniziale e graffiante “L’inganno del potere”, dalla successiva “Il nodo”, in cui l’interplay fra i musicisti è perfetto, dalla potente title-track e dalla conclusiva mini suite “Il castello del Mago Merlino” in cui rifulgono le sonorità sontuose delle tastiere. I musicisti dimostrano tutto il loro talento, le melodie sono decise e brillanti e le sonorità sfociano spesso verso derive jazz-rock. Qualche momento un po’ fiacco non permette di gridare al capolavoro ma “L’era della menzogna” rimane in ogni caso un album di tutto rispetto. Speriamo che in futuro i Delirium ci possano regalare altra musica.

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