Il settimo album dei Delta V, intitolato "In fatti ostili", rappresenta un'ottima notizia per la musica italiana. La sua pubblicazione non era scontata, dato che arriva a cinque anni da "Heimat" (2019), disco che aveva segnato il ritorno della band di Carlo Bertotti e Flavio Ferri dopo una pausa discografica di tredici anni.
Confermata la presenza della cantante Marti, al fianco dei due fondatori, l'album si distingue per l'alta qualità compositiva, unita a un "pop elettronico" intenso e non banale, cifra stilistica immediatamente riconoscibile del gruppo. Un tocco di prestigio è dato dalla partecipazione di Steve Hackett (ex Genesis) con un assolo di chitarra nel brano conclusivo "I raggi B".
Sebbene l'ascolto superficiale sia gratificante per la melodia, è nell'approfondimento dei testi che il lavoro rivela la sua completezza. "In fatti ostili" offre una lucida fotografia della società contemporanea, dominata da chiusura, individualismo e, appunto, ostilità. Radicato a Milano (citata in due tracce), l'album si fa portavoce di un senso di smarrimento collettivo, ricordando a chi si sente confuso o isolato che "non siamo soli a provare disagio". Un lavoro notevole che merita un sincero plauso.
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