Che me ne faccio del navigatore? Non ne ho mai avuto bisogno. Vado a Gazzada Schianno, mica a Città del Messico. Devo raggiungere un paesino del varesotto di quattromila abitanti grande a occhio e croce come il mio. Ho un fedele e semi maciullato stradario, frutto di una serie di uscite settimanali edite nel 1997 con il Corriere della Sera, che altro potrebbe servirmi?

Giunto quasi a destinazione io e Marco S. (da non confondere con il santo patrono veneziano) un amico di vecchia data, ci fermiamo verso le 21:50 alla stazione di servizio Brugheria Est per verificare il corretto iter della nostra DeBaseriana gita fuori porta, consapevoli di essere in leggero ritardo sulla tabella di marcia, complice un tamponamento nei pressi di Gallarate che ci ha fatto perdere una decina di minuti. La gentile barista ci informa che 500 metri dopo la stazione di sosta c’è l’uscita di Gazzada; bene, ormai siamo a cavallo. Si… a cavallo di un'istrice.

Ecco che come un foruncolo nel sedere, ti assale quel fastidio, quella sensazione di labirintite acuta che accentua una condizione di malessere psicofisico, già percepito precedentemente a causa dell’appicicaticcia sudorazione che il colpo di coda del bollente Minosse, ti ha provocato lungo la dorsale durante la guida. Ma l’ostinazione prevarica, G ti attende al varco e conscio che sei nato per patire e per rimetterti in gioco, rivendichi la gloriosa tradizione italica di esploratori e navigatori che per orientarsi scrutavano gli astri. Tu sei l’erede legittimo di quei viandanti di terra e mare. Tu che ci sguazzi da sempre come un verro nel fango, temi un minuscolo paese di provincia? ANZICHENO’! Temi di non uscirne vivo da quel groviglio di sentieri in pavé larghi poco più di due metri e ondeggianti come una canoa negli scoscesi torrenti prealpini? GIAMMAI!

Dopo aver percorso tutte le possibili piste ed esserti autoespulso per più volte dal centro abitato, rimembri quella Bibbia di sfighe e nozioni chiamata “Legge di Murphy”; cose del tipo, “Davanti ad un bivio non importa quale strada scegli, tanto dovevi andare dall'altra parte” oppure “È sempre più lungo arrivare che tornare indietro” e la matassa si dipana lentamente. “Prosegua verso il semaforo poi svolti a destra, vicino alle scuole elementari”. Mancava giusto quella da prendere. Ora si che siamo a cavallo! Ancora no. Due metri dopo il semaforo eseguo le indicazioni fornitemi e mi ritrovo in un oscuro vicoletto a fondo chiuso. Non è possibile! Mi scappa l’occhio oltre un gruppo di abitazioni e parallela al vicolo, scorgo scorrere una strada più ampia e luminosa, apparentemente a doppia corsia. “Vuoi vedere che era quella? Ma dieci metri dopo?” Svaniva adagio anche la voglia d‘incazzarmi. I ragionamenti sulla “Legge di Murphy” con il mio accompagnatore chiudono bottega in quel preciso istante, mentre mi districo abilmente con una repentina manovra di retromarcia, raggiungo un posteggio libero e come Ulisse in questa infinita Odissea, seguo il canto delle sirene che mi portano in dirimpetto alla meta.

All’ingresso, immersa tra flotte di sempreverdi, mi appare la massiccia villa De Strens (e non ditemi che quel De davanti non era tutto calcolato) e immediatamente spuntano come funghetti un gruppo di bancarelle. La mia ilarità viene a galla quando noto finalmente quella del DeBaser; ad accogliermi è Lui, l’Onnipotente, il DeCano, il Vate, il Guru, il Mago G. Durante il tragitto ipotizzavo un saccente universitario figlio di papà, rachitico e cianotico, vestito con camicia a righe celesti e blu e gilet a rombi, capelli cotonati dotati di riga in parte, con eleganti spruzzate di forfora, fondi di bicchieri da whisky come occhiali e olezzo di ascella stagionata; no assolutamente, mi ritrovo un prestante omone sulla quarantina, rigogliosa chioma/barba/tutt'nziem color bruno-ossido da mandriano della Valsugana in stagione di transumanza, sguardo virile e puro scandito da due brillanti occhi cobalto, cadenza dialettale del triveneto e maglietta d’ordinanza color rosso, accompagnato da un ragazzo molto più giovane, alias cognato del G; coglione io perché avevo vergognosamente rimosso la foto presente sul DeMeeting e ho ricollegato il tutto. I convenevoli sono d’obbligo. Appioppa anche a me la magliettonza ufficiale, ergo una lauta donazione di svariati cubilioni di petroldollari e dopo poco giunge il DeUtente Darkeve. Chiedo informazioni dell’altro folle che dal cremasco decise nottetempo di presentarsi al DeMeeting, ovvero Extro91. “Extro lo trovi davanti al palco, sta con una bionda, molto f..a più alta di lui“. Non ci ho messo molto a identificare Extro. Mi piazzo quatto quatto a fianco e gli mostro la maglietta, questo inizia a ridermi in faccia e così abbiamo fatto conoscenza. Erano mesi che stavamo promettendo di beccarci e l’occasione giunge a fagiuolo con questo evento.

Che dire? Ci siamo seguiti il concerto dei Dot Vibes, un ottimo gruppo reggae dub e alla fine abbiamo raggiunto G al chioschetto. Darkeve andava e veniva, ogni tanto con bevande, ogni tanto con panini. Tra una birra e una sigaretta abbiamo conversato come vecchi amici sui tribali argomenti che il DeB presenta: i fake, i rompicoglioni, gli snob, le scontate recensioni multiple di dischi già consegnati alla storia da decenni, le migliorie grafiche e logistiche, cosicché cazzeggiando sulle tematiche DeBaseriane e sugli arcani della psiche umana, abbiamo tirato l’una. Ma il bello stava proprio lì: “Abbiamo conversato come vecchi amici”. Era la prima volta che ci s’incontrava e pareva ci conoscessimo da sempre. Abbiamo sghignazzato e ce la siamo spassata come ex compagni di scuola, come ex commilitoni, come amici d’infanzia. In tutta sostanza non sono stati cavati molti tafani dai nidi; o meglio, potrebbero pervenire delle migliorìe, che non dipenderanno dagli umili DeUtenti agglomeratisi in quel di Gazzada Schianno, ma da ciò che la mente G e lo scribano Turkish partoriranno; qualche indicazione c'è stata, ma il succo è sputato al contagocce, perché fondamentalmente DeBaser c’è, è in salute e continuerà ad esistere grazie anche ai dibattiti sui fake, sui rompicoglioni, sugli snob, sulle scontate recensioni multiple di dischi già consegnati alla storia da decenni, sulle migliorie grafiche e logistiche, checché ne dicano i detrattori. Ma volete mettere l'onore di trovarsi al cospetto, del creatore del sito più fiKo dell’internet? Volete mettere l'euforia di condividere la stessa area di essenza vitale, gomito a gomito con altri DeUtenti? Quella sera non avevo nient’altro da domandare. Il disturbo per la pesante settimana lavorativa e per la snervante ricerca del loco, lungo intricati e kafkiani percorsi, cedevano spazio ad un rientro leggero e privo di paranoie, dopo un paio d’ore trascorse piacevolmente con degli adepti al magico ed irresistibile sito.

Porgo tutta la mia riconoscenza per aver la possibilità di proseguire a divertirmi, a incazzarmi e a poter esporre i miei concetti. Porgo tutta la mia gratitudine ai DeUtenti (anche i più str..zi), a G e a DeBaser.

DENGHIU!!!

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