Questo disco è stato trattato ingiustamente: io stesso sono venuto a conoscenza della sua esistenza solo grazie ad un caso fortuito ma vi garantisco che merita moltissimo. Siamo di fronte ad gruppo che potrei senza timore paragonare (non affiancare, sia chiaro) ai Death di Chuck Schuldiner; non mi riferisco ai primi, grezzi Death, ma proprio a quei mostri sacri del Metal di “Human” e “Individual Thought Patterns”.
So che tanti di voi storceranno il naso a leggere queste cose, ma vi assicuro che sono un grande stimatore e paladino dei Death e mai e poi mai avrei osato fare un paragone così azzardato. Chiaramente il chitarrista non ha le doti tecniche del rimpianto Chuck (nonostante ci siano molte riprese dei suoi assoli), ma a livello compositivo questi ragazzi se la cavano benone.
Le linee di basso ricordano molto quelle del sopraccitato “Human” il che dovrebbe dirla lunga su quanto siano distinguibili e meravigliose. Una menzione a parte merita il drummer: credo che soprattutto costui avrebbe meritato molti riconoscimenti. Nonostante i tempi non eccedano mai in accelerazioni, il batterista in questione da prova di grande abilità e inventiva, esibendosi in controtempi e passaggi degni di lode.
Belle canzoni che scorrono una dopo l’altra lasciando segni precisi e suscitando emozioni che raramente un gruppo di questo genere musicale riesce a far emergere. In generale la proposta è quella di un Progressive Death Metal: il vocalist si dimostra un buon growler e, insieme ai suoi compagni, mette su un lavoro che mi sento di consigliare: di certo non è un prodotto basato sulla violenza e sulla rabbia e questo potrebbe tenere lontani quelli in cerca di un suono molto aggressivo. Ma l’assalto frontale non era tra gli obbiettivi di questa band, che con questo unico lavoro che risale al 1994 pone fine alla sua carriera.
Che almeno questo disco abbia, postumo, il successo che si merita; cercatelo.
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