[...] Noi partiamo con questo concetto: che della voce sappiamo pochissimo, quasi niente.. e il primo pezzo che si trova sulla prima facciata di un disco che è uscito oggi, che si chiama "Cantare la voce", si chiama "Diplofonie, Triplofonie, Investigazioni" e... si tratta di utilizzare l'orecchio come microscopio per estrarre dei brandelli di suono o dividere, addirittura, dei brandelli di suono per cercare di spezzare il suono, entrare dentro il suono, spezzarlo in due e in tre parti. Come funziona, secondo il mio parere: la voce ehm... qui funziona come un veicolo che ogni tanto dà delle occhiate a destra e sinistra, in... piccole camere, e... queste occhiate rimbalzano come delle palline da ping pong. Queste palline da ping pong, che rimbalzano per simpatia, possono essere controllate."
(da "Concerto All'Elfo" - 1978)

Stratos amava parlare alla gente comune dei suoi studi e delle sue teorie sulla voce-musica. Le sue elucubrazioni musicali lo portarono a recuperare la sacralità primitiva dello strumento-voce svincolato dal linguaggio e da quei meccanismi di controllo imposti dal Super-Io, che da sempre lo vogliono addomesticato ai dettami della "buona tecnica" o peggio, del bel canto.

Questo disco è l'estrema sintesi di anni e anni di studi ed esperimenti sulla voce effettuati in questa direzione. Non è dunque un disco di musica, semplicemente perchè la melodia è assente. E si badi bene, questa non è la tipica considerazione provocatoria del tipico denigratore: la musica non si vede proprio da queste parti.
Infatti, tecnicamente parlando, questo è un disco di vocalizzi ed escursioni vocali di varia natura: grugniti mescolati ad acuti ai limiti dell'umana concepibilità, come in "Passaggi 1, 2", gargarismi onomatopeici di ogni sorta ("Criptolmelodie Infantili"), grovigli vocali formati da più suoni simultanei che si sovrappongono "in itinere" (la stupefacente "Flautofonie ed altro").

Ma tutto ciò è nulla in confronto al piatto forte, la sconvolgente "Diplofonie, Triplofonie, Investigazioni". Sono troppo pavido per avventurarmi nella spiegazione di un pezzo simile, per questo ho deciso di affidarmi alle parole dello stesso Stratos (accuratamente trascritte attraverso la snervante tecnica del "play-pause"...). Quello che posso aggiungere è che c'è da rimanere letteralmente basìti per come la monodia tipica venga letteralmente polverizzata da difonie e triplofonie straordinariamente chiare, con vocalizzi che rappresentano a tutti gli effetti delle mini-orchestrazioni. Due tre suoni emessi contemporaneamente e facilmente distinguibili.. Insomma qualcosa di davvero aberrante.

Detto questo, a chi consigliare un disco simile ? Ovviamente solo a chi è particolarmente attratto dalle immense potenzialità della voce umana e dalle straordinarie capacità tecniche di Stratos. Anche per quelli, comunque, il disco richiede ascolti reiterati prima di poter essere apprezzato.

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