Quando si parla di nuove leve che appartenevano alla seconda ondata del Thrash metal si può tranquillamente affermare che più il debutto era avanti negli anni e minori diventavano le possibiltà di ottenere il riconoscimento che una band effettivamente meritava. Infatti, a cavallo tra gli '80 e i '90, innumerevoli furono le pseudo-band che seguirono il tracciato già segnato dai grandi maestri del genere; peccato però che la maggior parte di esse risultarono mostruosamente prive di un'identità musicale. Solo pochissimi gruppi avevano la personalità (e i mezzi) per provare a scrivere nuove pagine di storia ma, inesorabilmente, annegarono tra i cloni, trascinate a fondo dalla mediocrità generale. Avevo sviluppato un discorso analogo alcune settimane fa in occasione della recensione degli Exhorder e non posso esimermi dal creare un parallelismo con i conterranei Demolition Hammer: entrambi hanno fatto tanta gavetta prima di firmare per etichette rispettabili, la Roadrunner per i ragazzi di New Orleans (che finì poi per risultare un grosso errore), la Century Media per i martelli pneumatici; entrambi sono stati autori di opere prime di forte impatto e floridamente originali (datate 1990); ambedue si sono ritrovate -ahimè- col tempo misconosciute e dimenticate. Una sorta di evoluzione finale di una specie poco prima di una grande estinzione; e gli Hammer hanno rappresentato per me l'Evoluzione Finale del Thrash americano, forse quella più pura, sicuramente la più violenta.

Dopo il bel debutto ''Tortured Existence'', penalizzato però da una resa sonora (leggi produzione) non del tutto convincente, con il secondo ''Epidemic Of Violence'' il combo sale di livello sotto tutti i punti di vista. La produzione qui è sensazionale, pulita e ''slegata'' dando quel senso di grezzo che ogni album del genere dovrebbe far intendere; a parte il basso che come di consueto non gode di grande considerazione (le priorità del vocalist Reynolds sono ovviamente altre), le chitarre appaiono lancinanti, feroci e per certi versi meccaniche sfornando una media di 10/15 riff a canzone, mentre la batteria di Vinnie Daze è indubbiamente l'elemento che fa più impressione: cassa, rullante, tom, piatti, tutto risulta dotato della giusta profondità, poderoso e curato in ogni minimo particolare in fase di mixaggio; ciò che ne esce fuori è comparabile ad un esercito di fanteria con gli M16 spianati, la bava alla bocca e gli occhi iniettati di sangue pronto a sterminare ciò che gli si presenta sul cammino; in due parole spaventosamente distruttivo.

Questa performance sonora ammirevole spiana la strada ad un Thrash metal incazzatissimo e notevolmente evoluto rispetto al passato; il sound generale si è incarognito prendendo chiaramente lumi dal Death floridiano, dai suoi growls spaccabudella, dalla batteria ossessivamente in doppio pedale, dalle accordature volutamente abbassate e da una volontà distruttiva di fondo senza paragoni. La cura che i nostri riserbano ai pezzi è davvero incredibile: la presenza (come accennavo prima) di numerosi riff per canzone rende abbastanza problematico l'ascolto ma, a conti fatti, diventa senza dubbio una peculiarità non da poco perchè consente una molteplicità di sfumature e una certa varietà tra le songs: si va così dai tempi medi di ''Carnivorous Obsession'', che vi sconsiglio caldamente di ascoltare in macchina (poi, per carità, provateci pure però quando starete baciando una bella quercia non ditemi che non vi avevo avvisato), passando per le tre indescrivibili sfuriate iniziali (''Skull Fracturing Nightmare'', ''Human Dissection'' e ''Pyroclastic Annihilation'') che valgono più di intere discografie, fino ad arrivare al parossismo finale (anche nei testi) di ''Aborticide'': un vortice inebriante di palm muting.

Raccomandato con il cuore (ancora sanguinante) a tutti i thrasher.

''Epidemic Of Violence'': ulteriori informazioni su come annientare correttamente la razza umana.

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