Recentemente, su un forum di musica, ho letto una discussione riguardante i rapporti tra il Rock (e il Metal) e l'occultismo, e uno degli interventi più quotati era quello di un iscritto, che affermava che c'erano stretti legami tra il suddetto tipo di musica e l'occulto, e che i più grandi capolavori del genere avevano preso ispirazione da questa dottrina esoterica. Al che, io mi sono chiesto: Ma esistono gruppi, nel mondo del Metal, che, traendo invece ispirazione da tematiche benevole o cristiane hanno prodotto ottimi dischi? Beh, dopo aver ascoltato questo "The Triptych" degli americani Demon Hunter la risposta può essere solo una: assolutamente si.

Il suddetto gruppo, alla sua terza fatica, può essere classificato come Metalcore, ma nell'accezione più ampia del termine, poiché le influenze riscontrabili sono tante e differenti: Sepultura, Pantera, e anche un'infarinatura di Deftones. L'album si mantiene sempre su alti livelli, con vigorosi riffs di stampo Thrash, strofe in growl, non molto profondo ma sufficientemente aggressivo, alternato a ritornelli melodici in cui il cantante mostra la sua voce naturale, il batterista pesta bene (all'inizio di "Ribcage" è eccezionale) senza mai strafare, e le chitarre (i chitarristi sono ben tre) sono taglienti al punto giusto.

L'album comincia con trenta secondi di coro angelico, a cui sopraggiunge bruscamente "Not I": qualche secondo di potenti schitarrate accompagnate dalla batteria, poi un "Noooo!!" in growl e il vero inizio di uno dei pezzi migliori dell'album, il cui ritornello melodico è di facile presa. Il viaggio sonoro continua il primo singolo "Undying" e la cavalcata Hardcore "Relentless Intolerance". Come già detto, il gruppo non propone i soliti canoni del Metal estremo, ma mostra segni di sperimentazione, evidenti nella seguente "Deteriorate", ballata inizialmente acustica, che accelera nel finale, in cui il cantante mette in mostra la sua voce naturale (davvero molto espressiva) e nella finale "The Tide Began To Rise", scandita dal piano e dalle chitarre acustiche.

L'album raggiunge punti molto furiosi con le ottime "Fire To My Soul" e "The Sience Of Lies", ma tocca i punti migliori con "The Soldier's Song", sicuramente il pezzo più completo del disco (e uno dei pochi con un assolo di chitarra al suo interno) e "Snap Your Fingers, Snap Your Neck" (cover dei Prong), le quali dimostrano che questi headbangers dall'integerrima morale non sono i soliti ventenni finto incazzati.

Per concludere, disco ottimo, consigliato agli amanti del Metal, senza distinzioni.

 

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