Io questa rece l'avevo scritta quando lo vidi al cinema al tempo che uscì. Non potei mandarla perché bannato da poco, la mando adesso per rinfrescare la memoria visto che tra brevissimo uscirà la seconda parte.

Il film funziona, dal momento che alla fine uno, con sorpresa, esclama: "Ma è già finito?" Villeneuve recupera la magia dell'intratempo del cinema, come ai vecchi tempi dell'infanzia insomma.

Non si può portare in ballo la "lentezza" della pellicola, è come parlare della trama, quando uno non sa cosa dire e si attacca alla storia si crea sempre un percorso cronologico del tempo imposto. La distorsione sta proprio nel pensare all'ora esatta. Qui gli appigli per questa perversione sono limitati, c'è ancora testosterone sparso e arti marziali corrotte da inutili movimenti e mulinelli, ma almeno la cinepresa è ferma.

Concitato è lo psichismo delle attese e delle risoluzioni, veggenze, premonizioni e quel "tutto accade" che non ci puoi fare un cazzo, che coinvolgono lo spettatore nell'invisibile concreto della realtà. Stereotipi e simbolismo a iosa anche qui, ma l'estaticità del deserto, l'inarrestibilità dei vermi, la scontatezza del male mai in primo piano, fanno scivolare la pellicola con poca accondiscendenza.

Certo rimane tutto sempre circoscritto nel duale, le battaglie sono esteriori per l'interiore, e non viceversa, ma si espleta di non riscaldare solo la poltroncina, visto il refrigerio materico del girato.

Se ci si fa caso il deserto è piatto, confortando interiormente tutti noi con questa desolazione che abbisogna di sottrazione per crescere. I vermi creano le Dune, creano il movimento per non impazzire, creano "il vento caldo dell'estate (che) ci sta portando via".

L'apporto del giovane principe è fondamentale nel non essere un autoctono che la sa comunque lunga sui pericoli del deserto. In lui l'adattamento procede all'incontrario dove negli altri è l'adattarsi alle condizioni climatiche.

Per quanto riguarda la colonna sonora di Hans Zimmer, al tempo anche coi nostri Krisma su Cathode Mamma, leggo nei titoli di coda: "Exotic instruments Chas Smith". Ed è da lì che il suono cosmico di Hans evolve in unicità, percussioni e riverberi metallici inusuali vengono integrati da sinfonie che si dilatano a dismisura fagocitando il tutto, simil vermi.

Tante cose riciclate, ma se uno c'ha un bel budget, l'arroganza degli sghei fanno la vanità estetica dell'opera alla grande. Similitudini per similitudini, per esempio, la madre di Alessandro il Grande era una strega, il deserto filmato á la Herzog, l'ombra psicomagica di Jodorowsky, il suono dello spazio profondo di Ligeti, l'Apocalipse Now degli elicotteri coleotteri, gli Arconti cattiiivi. Certo poi che se ancora nell'anno 10.000 e rotti stiamo ancora appresso a sanguinolenti giochi di potere, stiamo freschi.

Ma la droga vera è la speranza di un Messia sempre in divenire, e intanto avanti con la vendita delle indulgenze e commercializzazione oppiacea della "spezia". Andiamo avanti con la seconda parte per vedere dove si andrà a parare con la fede.

La produzione ha temporeggiato ad approvare il secondo round (ma va là che già c'era l'ok) semplicemente per creare tensione e aspettativa, ma questi giochetti a noi che "ce piace de magna' e beve e nun ce piace de lavorà" non fanno né caldo né freddo.

Si quaglierà il Mitra che uccide il toro o ci insabbieremo a fare surf coi vermi?

Carico i commenti... con calma