Passeggiando tra le ampie strade affollate della Baixa di Lisbona, per le viuzze ingarbugliate dell'Alfama o per qualsiasi città del Portogallo, oltre ad uno sgradevole odore di baccalà, vi capiterà sicuramente di sentire le note del fado provenire da una finestra aperta, da un vecchio giradischi, dalle labbra di una massaia che stende i panni o da una decadente casa de fado.

Al quarto giorno di permanenza, l'ascolto coatto vi farà venire voglia di buttarvi giù dal primo miradouro che troverete o di comprare una chitarra portoghese per confondervi nella folla e cantare tutto il vostro struggimento.

A tutt'oggi, il fado è ancora parte integrante della vita portoghese. Ma non si tratta solo di saudade per le voci intense e poetiche dei grandi fadisti del passato, prima su tutte quella dell'indimenticata Amália.

C'è ancora chi mantiene vivo il genere, s'ispira liberamente ad esso, lo plasma, gli dà nuovo respiro. Si tratta di Deolinda, che, a dispetto del nome, è un quartetto. Il gruppo è composto da una delle voci migliori del panorama attuale del fado portoghese, quella di Ana Bacalhau (trovatemi un nome più portoghese), due chitarre classiche e un contrabasso. La prima innovazione deriva sicuramente dalla formazione, da cui manca la protagonista assoluta del fado "classico": la chitarra portoghese.

Ma la novità più grande dei Deolinda è l'attitudine con cui si avvicinano al genere, un'attitudine allegra e scherzosa, tutto l'opposto dell'essenza cupa, fatalista e triste del fado.

I testi sono sagaci, ironici, un po' strafottenti, descrivono pensieri cattivi e maledizioni, attrazioni fisiche e passeggere, la passività politica, arrivano addirittura a prendere in giro il gruppo che li mette in musica o lo stesso fado (con ostentato accento brasiliano). Le melodie sono allegre e orecchiabili e gli stessi membri del quartetto, benché la qualità delle esecuzioni sia notevole, rivelano un approccio scherzoso: dimenticatevi gli atteggiamenti alla Salgueiro dei Madredeus che canta come se ce l'avesse solo lei (la voce).

Nonostante questo, i Deolinda non rinunciano del tutto alla tradizione popolare, riuscendo ad affiancare alla novità l'essenza del fado classico, quello che parla di amore più spirituale o quello del fascino della capitale portoghese, riprendendo anche il tema classico del meta-fado (il fado che parla di fado).

Il disco che risulta da questo mix è bilanciato, interessante e piacevole. È la perfetta rappresentazione dei "dois corações" - il lato luminoso e allegro della gente che abbraccia l'Atlantico, quello malinconico della saudade, della decadenza, dell'oppressione politica - del popolo portoghese che, non a caso, ha scelto i brani dei Deolinda come inno di una generazione schiacciata da una crisi feroce.

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