Sei in un museo. Hai davanti una tela bianca con un taglio al centro. Puoi restare in piedi, guardarla distrattamente ed andare oltre. Puoi fermarti, pensare a cosa vuol dire il taglio. Oppure concentrarti, azionare la tua capacità critica e riempire con la tua personalissima analisi il vuoto lasciato sulla tela dall'artista.
Perchè l'arte è qualcosa di troppo personale per essere interpretata in un unico modo. Ed ecco, che con sforzo sovrumano, ragioni sui significati dell'improvvisazione, della musica che non è musica, e ti diverti ad analizzare gli spazi tra un suono ed un altro. Fai appello a tutte le tue capacità cognitive e ragioni sul motivo per cui ci siano voluti bene tre cd, a quattro grandi sacerdoti del suono, per esprimere la loro personalissima, irripetibile ed orgasmica ammucchiata strumentale.
Tra gemiti e distorsioni, ognuno con la sua arma-strumento impugnata nel modo più inconsueto, i 4 sono divertiti a "portare al limite" ogni singola corda, e maltrattare ogni appendice per ottenere il più disumano e sconcertante dei risultati. Una accozzaglia piena di significati senza significato, culmine di una fredda e matematica espressione contorta e malvagia. Una sfida, dall'amaro retrogusto della tortura. Un varcare confini indescrivibili e intraducibili. Musica, se tale si può definire, inincasellabile, incollocabile e molesta. Un segno.
Derek Bailey è un ardito chitarrista sperimentatore, che ha spaziato dal jazz al rock progressivo. E' un matematico agli antipodi. Rifiuta qualsiasi idioma, ma trae adeguate conclusioni e produce improvvisazione in modo scolastico, quasi letterale.
Pat Metheny espone il suo florilegio strumentale, dalla Gibson alla Pikasso, alla Synth alla Fretless, Wetico e Brendian alle percussioni.
Tre cd: "Statement Of The Case", "The Science Of Deduction" e "The Balance Of Probability", tutti oltre l'ora, tutti creati nel 1996.
E' un contatto con quanto di più difficile possiate immaginare, una missione uditiva, un depravato miscuglio di distorsioni. Musica atonale, adrenalina acida. Morte della routine.
Pubblicato nel 1997 su etichetta Knitting Factory Works. Introvabile. Per fortuna vostra.
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