Un cielo oscuro... lampi che squarciano nubi chimiche… la vita sta svanendo poco a poco e solo con un miracolo, una ribellione contro il tempo, sembra che le cose possano migliorare… ma forse non era questo il destino dell’uomo così intento nel sorpassare ogni limite che gli si presenti?

È questo quello che la musica di un certo Derek Sherinian in Black Utopia ha suscitato in me (aiutato da un ottimo artwork oserei dire apocalittico... complimenti a Mattias Noren).
Derek Sherinian per chi non lo conoscesse è un talentuoso tasteriesta molto criticato per il suo lavoro durante la sua militanza nel teatro dei sogni (Dream Theater) e soprattutto per le sue scelte stilistiche a detta di molti corrispondenti alla svolta del gruppo verso un album quale Falling Into Infinity (anch’esso molto criticato).
Durante questi ultimi anni dopo aver lavorato con vari gruppi quali Planet X, Platypus, Yngwie Malmsteem, Alice Cooper e Kiss di cui i primi composti da famosi musicisti quali Tony McAlpine (mostruoso chitarrista/tastierista), Tony Franklin (uno dei migliori bassisti al mondo se non il migliore), il mostruoso batterista Virgil Donati etc. si è dedicato allo sviluppo di un paio di suoi album solisti strumentali.

Black Utopia è il suo secondo disco solista ed a fianco di Derek vi sono una serie di all-star tra cui un certo Zakk Wylde (Black Label Society e Ozzy Osbourne), un paio di bassisti quali il già citato Tony Franklin ed il pazzoide Billy Sheenan (ex-Mr.Big , Niacin), un batterista che ha fatto storia e che reputo essere perfetto che fa nome di Simon Phillips (ex-Judas Priest, Toto) e altri grandi tra cui spicca perché fuori dal genere proposto Al DiMeola un chitarrista classico a dir poco mastodontico.

Che dire non ci si può che aspettare un disco pressoché perfetto viste i personaggi coinvolti, ma c’è però da tener conto che spesso certi esperimenti sono miseramente falliti o quasi nonostante i nomi famosi che suonavano sul disco (vedi Transatlantic, Explorer’s Club etc.) e questo per mancanza di idee fresche ed originali o per semplice esecuzioni prettamente tecniche e prive di mood.
In questo caso invece questo album strumentale è davvero ben fatto. Il lavoro di Derek alle tastiere è oscuro, preciso e d’atmosfera ; il cast è pressoché perfetto nell’esecuzione dei brani senza però essere freddo ,come spesso accade ad artisti fin troppo minuziosi nel loro lavoro (vedi ultimamente artisti quali Petrucci e i DT in generale o gruppi quali i Threshold etc.), bensì ricco di emozioni dovute anche a sfumature artistiche qua e là che rendono una sorta di effetto live ben suonato che rende il disco un vero godimento per l’ascoltatore.

Il genere proposto da Derek è difficile da catalogare in un unico genere visto anche il cast e si può dire comunque che sono pezzi in genere complessi e progressivi in cui tempi dispari e dissonanze/assonanze fanno da padrone e si alternano con alcuni più carichi di pathos (soprattutto quando entra in campo Al DiMeola in Gypsy Moth o Steve Lukather dei Toto nella seguente Sweet lament ) altri più metal (vedi i primi tre episodi in cui Yngwie Malmsteem e Zakk Wylde fanno da padroni e si sfidano addirittura in Axis of evil!!!), ma in generale oserei dire Progressive Metal distante anni luce da quello dei Liquid Tension Experiment e più vicino ecco ai Planet X.

Una nota di merito per Derek e la sua ottima prestazione in veste di musicista e scrittore e per la fantasmagorica idea di aggiungere uno strumento (al posto che un intera orchestra che a volte è troppo invadente) quale il violino suonato egregiamente da Jerry Goodman che impreziosisce la musica con quella tipica sensazione sinistra ed inquietante adattissima a certi pezzi (Nightmare Cinema su tutti con inoltre una grande prestazione inoltre di Zakk Wylde).

La qualità di registrazione dell’album è “eccezziunale veramente” non c’è che dire. Perfettamente bilanciati basso, tastiere, chitarre, batteria e il violino del grande Jerry Goodman e i suoni sono oserei dire spaziali,azzeccati e a volte cristallini(soprattutto per quanto riguarda le parti di basso fretless , per la mitica Gibson Les Paul di Zakk Wylde qui un po’ meno pastosa del solito e per quanto riguarda le tastiere di Derek).

Un disco per estimatori di musica complessa suonata da oserei dire Leggende del panorama sia metal che rock/pop che sembrano vadano a formare un gruppo oserei dire megagalattico e in perfetta sintonia tra di loro capaci anche di emozionare e non solo di far sentire quanto sono bravi nel fare il loro lavoro.

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