Non capisco.
Un disco come questo non me lo aspetterei mai dai musicisti che compaiono in questo album. Oltre al "capo" Derek Sherinian, stravagante virtuoso della tastiera, troviamo ospite in un solo brano il suo ex-collega John Petrucci, e i fedeli Zakk Wylde e Yngwie Malmsteen.
Ci si aspetterebbe un disco degno degli artisti, eppure ci troviamo di fronte ad un disco banale, con qualche piccola trovata geniale, ma che rimane sospeso tra questi pochi spunti e l'avisso della noia. Partiamo dagli ospiti: Petrucci, ospite nell'opener "Czar of Steel" fa il suo dovere meramente tecnico, ma Derek doveva usarlo molto meglio.
Ormai sappiamo come il caro Dreamer si sia perso nella tecnologia sempre più pazza dei suoi armadi di amplificatori e nella sua continua ostentazione della sua iperplettrata. Fuori luogo il duello tastiera-chitarra fino alla fine del brano. Brano che inizia bene, solito riffetto di tastiera (abbastanza banalotto a dir la verità) ma si perde in controtempi prevedibili e assoli tastieristici e chitarristi che lasciano sbigottiti per la loro frammenarietà avendo un aspetto sconclusionato.
Petrucci esce di scena ed entra in gioco Zakk Wylde: in "Man with no name" la sua voce è veramente fastidiosa sotto un muro di riff rockeggianti abbastanza scontati, ritornando in seguito nel solito clichè del duello tastiera-chitarra. A chi suona più note, a chi sferra quelle più taglienti... "Phantom shuffle" invece mi rinfresca le orecchie, proponendomi un ottimo pezzo tastiera-sax con Brandon Fields. Originale, veramente bello come pezzo e da Derek non me l'aspettavo. Ma con il seguente brano si tocca il fondo: "been here before" è un incredibile plagio alla tanto odiata-amata "Anna lee" dei Dream Theater di 'falling into Infinity'. Scandaloso e passo oltre.
La title track continua nell'assoluta banalità: soluzioni ritmiche scontate e le melodie davvero poco elaborate. Ma a rendere il tutto ancor peggiore ci pensa il maestro svedese Malmsteen. Chiedergli di scrivere un assolo che non sia in minore armonica è chiedergli troppo. I soliti bending, i soliti vibrati, le solite note. "On the moon" presenta invece un altro momento positivo del disco: di nuovo un ottimo lavoro al sax, un pezzo ottimo, rilassante, e un ottimo uso del pianoforte da parte di Derek, mentre un buonissimo assolo di chitarra ci trasporta alla fine del brano.
"The Moonson" ricalca i brani più heavy di Sherinian, da notare la solita prestazione di Yngwie. derek sembra non volersi evolvere, usa sempre gli stessi suoni, gli stessi effeti che alla lunga infastidiscono. "Prelude to battle" e "Viking Massacre" mi sembrano prese di peso da un disco di Malmsteen. Non tanto per la tematica, ma proprio per come è strutturata. Nessuna innovazione, ma rimane lì il brano. Chiude un'inutile "In the summertime" con alla voce Billy Idol.
Disco neanche sufficiente, mediocre. Sempre la solita storia, poca innovazione, poca evoluzione, poca inventiva. Da musicisti così richiesti e così osannati, mi aspetterei molto ma molto di più. Le cose migliori ? Proprio quelle in cui si calmano e si ricordano che a volte basta poco per fare ottima musica.
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