Con i romani Deviate Ladies (oggi Deviate Damaen ma questa è un'altra storia), ci troviamo di fronte a gente che fascista lo è per davvero! No, niente provocazione punk-situazionista, niente fascinazione per l'aspetto estetico dei regimi totalitari, come quella che ha caratterizzato l'industrial, niente di tutto ciò. I nostri credono davvero di sapere come gira il mondo e quale epoca storica fu la migliore per lo stivale tutto.
Da ex bassista grindcore, non posso assolutamente simpatizzare per chi menava gli operai , per chi ci volle spezzare le reni alla Grecia e per chi emanò leggi razziali a causa del presunto complotto demo-pluto-giudaico. Quindi prendete queste parole come quelle di un semplice ascoltatore che ha tentato (e a volte, credetemi, s'è dimostrata un'operazione veramente difficile) di dare un giudizio sovraindividuale al disco in questione.
Sgombriamo il campo da eventuali fraintendimenti: qui non c'è del becero razzismo alla Skrewdriver, anche perché parliamo di un genere distante anni luce da quello del puzzone Ian Stuart Donaldson, né il nazi-esoterismo della corrente neofolk.
Qui, piuttosto, assistiamo ad un assalto all'arma bianca contro il mondo progressista che oggi , per comodità, chiamiamo "woke".
Il disco , uscito nel 1997, è stato considerato un capolavoro sonoro di quel gothic rock che tanto deve a Sisters Of Mercy e Christian Death. Il tutto condito con un'attitudine che ricorda il black metal ma anche con momenti di autentico spoken word e trovate di vario tipo.
Allucinante, per non dire altro, la prima traccia! "N. Anathem" parte con uno scherzo ordito da un membro della band a un prete ignaro, nel segreto del confessionale. L'attore-musicista afferma di essere un devoto cristiano ma di praticare atti erotici con la sorella, dopo aver recitato il rosario. Il sacerdote cerca in tutti i modi di consolare il peccatore ma lui, disperato, afferma di non trovare pace. Dopo questo scabroso dialogo , parte un pezzo ultra metal dove Volgar, cantante della band, sputa sentenze contro il mondo accademico. Ventuno fottutissimi minuti di pazzia!
"Lyturgical Obsession" è un pezzo molto più musicale e ricorda i Sisters del buon Andrew Eldritch.
Maggiormente teatrale, ma sempre gotica, è "Under The Elation's Drape" .
"I Want Hate" , ancora una volta, è debitrice nei confronti delle sorelle. Assomiglia un po' ai brani di "Vision Thing" misti a echi metallici di non poco conto.
C'è spazio anche per una cover. No, non pensate a roba per nerovestiti. Questa è "White Venus" e si tratta del rifacimento della più famosa hit targata Bananarama! Rock, gothic e ritmi elettronici si fondono per regalarci una versione demoniaca del celeberrimo brano pop anni '80.
Chiude le danze, e questa volta per davvero, "Un mondo senza stelle". Un recitato che eleva a valori indiscutibili l'unicità dell'individuo, la sua forza e il rifiuto delle convenzioni "plebee".
Con il passare del tempo, il collettivo romano s'è spinto fin troppo verso monologhi e rumorismo. Ma , fidatevi, questo primo capitolo ufficiale è avvolto da un alone oscuro e controverso! Nemmeno Marduk e Mayhem hanno saputo essere così mefistofelici.
Consigliato. Anche a chi vede bene il pelatone a testa in giù.
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