Apparentemente le canzoni di questo secondo album dei Devo del 1979 possono apparire come rielaborazioni più mature delle idee già sviluppate nel loro geniale debutto del 1978 ("Q:Are We Not Men? A:We Are Devo!"), ma stupisce constatare come la gestazione di molti pezzi di entrambi questi primi due album sia stata contemporanea e da far risalire più o meno a metà degli anni 70. Tuttavia, è innegabile considerare come in "Duty Now For The Future" il suono appaia più maturo e accumuli in modo più amalgamato timbri sintetizzati, ritmi spezzati, e arrangiamenti sempre più cervellotici e bizzarri. Una maggiore varietà di toni si accosta in modo complementare alla raggelata uniformità dell'esordio, per un formare un nuovo strampalato affresco di umanità disgregata. Il mondo cade a pezzi e il devoluto, pagata la propria tassa per il futuro, si è già adattato alle nuove esigenze ambientali; ora che è perfettamente integrato non ha più bisogno della sua vita emozionale, nè di quel cromosoma di troppo.

Fra teste quadrate perfette per i nuovi habitat, robot suburbani che controllano la realtà e cervelli che esplodono, la vita subnormale è sempre la stessa, solo che qui gli scatti scoordinati del "mongoloid" sembrano andare perfettamente a tempo con una nuova forma di danza moderna, scandita dalla glaciale cadenza che anima la maggior parte dei brani. Si balla, ma come costretti da una specie di epilessia telecomandata, da un morbo sintetico che annienta la nostra umanità ma che però intanto ci tiene in vita, anche se artificialmente.

Fra i pezzi migliori spiccano le contorsioni iniziali di Timing X e Wiggly World, la sublime demenza di Pink Pussy Cat, l'angoscioso crescendo di S.I.B., fino al gran finale di Smart Patron/Mr.Dna. Alla produzione, Brian Eno viene sostituito da Ken Scott: peccato che neanche lui sia riuscito a cogliere le potenzialità esplosive del suono live del gruppo: ascoltare, per credere, "Devo Live: The Mongoloid Years 1977-1975", (raccolta di opache ma furiose registrazioni live prima del debutto ufficiale, con la devoluta tracklist a ritroso) o le antologie "Hardcore Devo Vol. I e II" (con singoli anteriori al 1978).

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