A distanza di due anni dal poco convincente "Camminando sul lato selvaggio" tornano i Diaframma di Federico Fiumani, coadiuvato in quest'album da Lorenzo Alderighi (basso) e Lorenzo Moretto (batteria). Il risultato è senz'altro migliore del suo predecessore, ma c'è ancora qualche passaggio a vuoto dato spesso dai testi di Fiumani il quale, negli ultimi album, sta alternando ad autentiche gemme liriche qualche testo non proprio all'altezza del suo nome.

Il cd inizia con un'introduzione strumentale in cui si vedono i fantasmi dei Joy Division quando ancora si chiamavano Warsaw e la semplice furia punk che ha fatto scuola nel lontano 1977.

"Coda di paglia" si snoda su un mesto cantato in cui Fiumani racconta una quotidianità spenta e abbrutente, cornice perfetta per un amore finito. Con "Dolce Insonnia" si tocca uno dei momenti più alti dell'opera. Riff secco, punk, di chiara provenienza Wire; testo semplice, diretto, rassegnato ma vissuto; poi un intermezzo strumentale e infine di nuovo l'attacco bruciante del riff.

In "Dura Madre" continuano a sentirsi gli echi punk (che nel bene e nel male accompagneranno quasi tutto questo "Difficile da trovare") e musicalmente il brano è ineccepibile anche se dal punto di vista del testo, a parte qualche frase interessante ("...metropolitana di Milano la mattina presto, guardo in faccia le ragazze per capire se hanno fatto l'amore... ce n'è una che mi guarda e sembra abbia la faccia giusta... alla prossima fermata scendo, sembra finirà così"), c'è molta banalità.

Con "Giovinezza" i Diaframma tornano ad immergersi nel cantautorato rock di album come "Il Ritorno dei Desideri" ma, a differenza di altri brani, questo scivola via senza emozionare particolarmente. "Il Sogno di te", traccia numero sei, prosegue sulla falsa riga tracciata da "Giovinezza" ma qui il brano riesce a toccare le corde giuste rimanendo impresso sin dal primo ascolto. La parte centrale della canzone è, come in "Dolce Insonnia", occupata da un lungo intermezzo strumentale molto ben costruito in cui sembrano scorrere a rallentatore gli anni d'oro del post-punk (1979-1984). Senza dubbio la punta di diamante del cd.

"La Bella e la Bestia", con il suo riff scarno e martellante richiama "Gennaio" e il testo sottilmente perverso si inserisce perfettamente nella poetica di emulazione dei Velvet Underground (con le dovute proporzioni ovviamente) che ha intrapreso Fiumani da qualche album a questa parte. In "Io sto con te (ma amo un'altra)" si rispolvera un "topos" molto caro a Fiumani come l'amore totalizzante e infelice, ma indubbiamente questo "topos" ha visto parole e melodie migliori, anche nella stessa produzione dei Diaframma.

La traccia numero nove, "Mi piace perdere", canzone dal significato criptico e dalla musica vagamente rasserenante, scivola via senza lasciar traccia, così come la successiva "Perché piangi?". Indubbiamente la verve creativa di Fiumani ha visto giorni migliori.

Ma nel finale, ecco "La Vita Grigia", introduzione come non si sentiva dai tempi di "Siberia" e testo secondo me volutamente non poetico ("...riempi vaschette, comportati bene, da te ora dipende tutta una colonia umana... amico sei pronto per la vita grigia?...") per sottolineare la banalità della quotidianità che nei suoi meccanismi soffocanti imprigiona spesso i sentimenti, portando all'alienazione.

Con l'"Outro" strumentale ci si congeda da un cd onesto, migliore di "Camminando sul lato selvaggio" ma leggermente inferiore a "Volume 13", un cd vero e sincero, in cui il cantautore rock indipendente per eccellenza, Federico Fiumani, ha ancora una volta messo in gioco le sue emozioni e i suoi sentimenti, accompagnandole a ritmo di musica.

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