San Diego, 29 Agosto 1955. Madre di Sparta, Padre di Smirne. Era l'estare, faceva caldo. Nacque Diamanda Galás. Dopo una serqua d'anni di lavoro e di vita tra manicomi commissionati dal Living Theatre, esperimenti d'avanguardia vocale nelle chiese e cattedrali di tutti i dove possibili, tra droghe spinte, sesso pesante, esistenze al limite della sopravvivenza e probabilmente numerose orge di sensi e demoni in un mondo di pazzi, tra arresti, collaborazioni di pregio tra cui una col Bad Seeds Barry Adamson per Moss Side Story e un video diretto da Sleazy Christopherson dei Coil, di vicinanza a Stratos per origini etniche e nuove direzioni sperimentali, di sensitività thriller, di perdite, come quella del fratello Philip-Dimitri per AIDS e il già pregresso abbraccio alla causa dell'HIV, tra temi pesanti e pensanti di morte, di disperazione, di dipendenza, dalle persone, dalle cose, dai fatti, di squilibri mentali, religione, potere, sostanza d'espressione politicizzata, di incantamenti letterari per il Marchese, per l'Umano troppo umano, per Artaud, Baudelaire, Poe e un'insistita repellenza per l'Onochord... Verso la fine degli anni ottanta la Galás, forse stanca, forse un po' disorientata e frastornata dagli anni di violento terrorismo psichico ed espressivo sviluppato fino ad allora, approdò transitoriamente al suo periodo Blues. The Singer (1992), poi questo The Sporting Life.
Allontanatasi dalle precedenti esperienze fisiche e sensoriali in cui la voce era utilizzata come un eccezionale sintetizzatore dell'orrore, scelse qui vesti diverse e timbriche concrete, fatte di pochi e più misurati Voli Icarici. Il senso funesto di angoscia ed ansietà persisteva, ma era diverso, mai dimentico dell'esperienza, della piaga delle masse, delle maschere della morte rossa, della certezza del Diavolo, della Turchia, della Grecia, di un viaggio in Armenia.
La serpenta canta tracce col sangue sopra, impreca di Handguns Smith & Wesson, di stiletti e motori truccati. Mi sangre corre al lado de ti (Los) Rituales de la Gasolina.

Uscito per la Mute Records nel 1994, il disco potrebbe essere considerato un antenato di quello che sarà Zooma di John Paul Jones nel 1999: asciutto di quelle poche chitarre, con lo stesso Pete Thomas degli Attractions alla batteria che sarà sull'album di Jones, molto meno prodotto, decontaminato da troppa tecnologia e fatto di suoni roots assolutamente analogici. Sound scorticato vivo, strumentazione esangue per Batteria, Bassi, una Lap Steel, Pianoforte e Organo Hammond sotto le performance della Galás. Il Blues cantato da una Lady Greca che vomita interiora è stordente e fuorviante, ma la Mistress resta straordinaria e le affinità luciferine con Jones le suscitano un giovamento sinistro. Jones è pieno di classe e in odore di nobiltà. È lo stesso individuo che durante la luminosa evoluzione della sua band è sempre stato quello vestito di lustrini nell'ombra, una macchina del suono sapiente, elegante, mastodontica. The Sporting Life è lo scannatoio del Kashmir di Skótoseme, il Mephisto Saloon e gli stacchi ripetuti e un po' prevedibili di You're Mine, il lamento strozzato di Last Man Down, lo strisciare dolente di Tony, che è una raffinatezza. Un Bazaar di truculenza la notte di Natale. Linguaggi incomprensibili, un bestiario assassino che si aggira tra gli isolati con lame pronte a svaginare le carni di presunti innocenti, il sangue che scorre tra gli alberi, il suo sangue che scorre di fianco al tuo. Una copertina che promette scene splatter talmente villana che più tamarra non si può. Una delle più brutte mai viste, personalmente. Testi insolitamente scarsi e poco ispirati, tanto che mai come in questo episodio le parole strumentalizzate svolgono perfettamente il loro compito di funzionalità alla musicalità dei brani, quasi esclusivamente espedienti per i suoi deragliamenti vocali, al punto che il testo più significativo proviene da una cover Soul del 1967. Consumare la vendetta nella vecchiaia dell'altro in Hex: <<So now I smile and wait, So now I wait for your old age and smile>>. Dare la Lux Æterna al matrimonio squartato di Do You Take This Man:

<<I'm very disappointed in you
and I don't handle disappointment well
I could forgive you but I can never forgive - just forget
I don't have that much time to FORGET.
Husband, with this knife I do you adore
I take you out of this world baby with a lot of feeling
Honey, wasn't it beautiful?
I'll take what's mine and let the future keep the rest.
Baby, I take you from this world to my place
Where I can love you and we can be alone together.
Lies are for a longer life and I have got so much to say... Shut up!!! Shut up!!!>>

Una compagna psicopatica comunque. L'errore imperdonabile evitato come la peste per tanto tempo da un Gargoyle che adesso si sente obbligato ad uccidere.
Una fedeltà disattesa, la promessa di morte degli amanti in quello che sembra essere il racconto di un omicidio-suicidio votivo.
Bodies go to body hell.
Il desiderio distruttivo, il disperare di incontrarsi nel buio alla fine della strada:

<<At the dark end of the street
That is where we always meet
Hiding in shadows where we don't belong
Living in darkness to hide our wrong
Steal away to the dark end of the street>>

Cielo di cenere e nerofumo vola sui palazzi.
Gargolle di pietra guardano verso il basso dalla sporgenza di un edificio.


[BLACK MAIL SQUARE: The Second Coming]

Carico i commenti... con calma