I Dimmu Borgir ripartono. Dopo il buonissimo 'Death Cult Armageddon' ci propongono ancora una volta un mix di black metal e aperture sinfoniche-melodiche che, ad onor del vero, stupiscono ed affascinano.

Il nuovo disco del combo norvegese manca di originalità nel titolo e nell'artwork, però. 'In sorte diaboli' è un titolo abbastanza standard, nulla di così evocativo o complesso come potevano essere i passati titoli ('Puritanical Euphoric Misanthropia', 'Enthrone darkness triumphant', solo per fare due esempi), mentra l'artwork è quasi un luogo comune del black scandinavo, raffigurante una figura demoniaca quale il capro, nella classica posizione. Ma, apparte questa leggera nota dolente, la musica parla e ammazza ogni dubbio sulla qualità del gruppo.

"In sorte diaboli" si apre con una classica overture orchestrale che fa da preludio all'iniziale "The serpentine offering". Intro maestoso, opulento e magistrale che porta subito agli screams lancinanti di Shagrath. Non c'è più sua maestra Nick barker dietro le pelli, ma c'è un pezzo di storia black quale Hellhammer. Tuttavia, nonostante questa piccola perdita tecnica, i riff di galder (ex old man's child) assicurano potenza e linfa nuova alle canzoni. Le influenza simil-death di 'Puritanical Euphoci Misanthropia' sono abbandonate in definitiva in questo disco. La prima canzone infatti ne è l'esempio, densa di inserti puramente black arricchiti dalla sinfonicità degli arrangiamenti. Da brividi il finale con Shagrath che urla "Share My sacrifice!". Notevoli anche le voci pulite di Vortex, bassista della band. Si continua con "The chosen legacy", possente sin dall'inizio e martellante durante la sua durata. Ssalta subito all'occhio la conformazione dei titoli: tutti introdotti dall'articolo The, e tutti rigorosamente, di tre lettere. Non è escluso un concept, dato che le tracce sono in tutto 9, quindi, il gioco numerico è abbastanza evidente.

La terza traccia "The conspiracy unfolds" continua la linea compositiva del disco: più black e più sinfonico a ricordati, a larghe dosi, le atmosfere sognanti e sinistre di "Enthrone Darkness triumphant". Stessa sensazione l'ho avuta con "The Sacrilegious Scorn", che sembra presa di peso, quasi una continuazione, della maestosa e indimenticabile "Mourning palace", se non fosse per l'altrettanto maestoso sviluppo melodico con la bella e affascinante voce di Vortex che rende quasi romantica l'atmosfera, ed è da sottolineare anche l'ottimo lavoro alle tastiere che rende ancor più sognante l'atmosfera. "The falle arises" è un intermezzo sinfonico, arricchito da sinistri echi di nitriti di cavalli per poi sfociare nella sfuriata black di "The sinister awakening", diretta, esclusivamente potente sottolineando sempre più la chitarra distorta che martella su riff di nera malvagità, e ritornano gli screams campionati cari a canzoni quali "Blessing upon the throne of tirranny". Fortunatamente questa canzone risulta arricchita anche da cori orchestrali, quanto mai azzeccati. "The fundamental alienation" inizia sinistra e gelida, claustrofobica a tratti, per poi cadere nello strazio musicale e nella sofferenza, con una sonorità quasi onomatopeica dell'alienazione. "The invaluable darkness" è il giusto preludio, grandioso ed evocativo, alla fine del disco, che arriva con "The forashadowing Furnace", sinistra quanto basta, chiusa da sinistri suoni di venti e temporali, lontani.

Inutile descrivere ulteriormente questo gioiello. I Dimmu Borgir ritornano in grande stile. Lasciate stare i tentennamenti di un disco diverso e controverso quale 'Puritanical Euphoric Misanthropia', dimenticate gli alti e bassi di 'Death Cult armageddon', e dimenticate la cattivissima idea di ripubblicare 'Stormblast', snaturandolo della sua nera magia. "In Sorte diaboli" è un incubo fatto sogno, è un viaggio negli inferi, è un disco che raccoglio in sole 9 tracce ciò che la mente umana teme di più: il sacrificio, i legami, l'alienazione e l'oscurità.

Un disco divinamente sinistro.

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