La fase post-Lou Barlow nella carriera dei Dinosaur Jr è spesso oggetto di discussioni tra i fan del rock americano del periodo. Da una parte c'è chi afferma che la qualità di opere come “Yoy’re Living All Over Me” e “Bug” – vere e proprie pietre d’angolo dell’indie rock a stelle e strisce – sia inarrivabile, dall’altro chi apprezza incondizionatamente il respiro più classico di lavori come “Where You Been” (su una delle Guide pratiche di Rumore mi è capitato di leggere che i dischi del periodo SST clonavano il sound degli Husker du: da non credere!).

Pur apprezzando il percorso stilistico del lungocrinito Mascis nella fase major, trovo però evidente che il suo contributo alla musica americana sia maggiormente rintracciabile nella fase indie. Il dispotico leader del Dinosauro fu rivoluzionario nel recuperare nomi, all’epoca dimenticati, come Neil Young e rileggerli attraverso il prisma dell’hardcore e di un songwriting personalissimo, benché attingesse da svariate fonti.

Il Mascis del post “Green Mind” fu un eccellente amministratore del proprio talento, ma decisamente il meglio lo aveva già dato. Un anno dopo l’ uscita del suo best-seller “Where You Been”, fu dato alle stampe “Without A Sound”: opera che aveva il difficile compito di ampliare il bacino d’utenza del gruppo bostoniano, negli anni in cui l’alternative dominava MTV. Ciò è evidente all’ascolto dei primi due pezzi e singoli, “Feel The Pain” e “I Don’t Think So”: irresistibilmente melodici e accattivanti, senza che il tradizionale barrage chitarristico masciano fosse inficiato, laddove “I Don’t Think So” vira verso inusitati lidi roots. Brani che i Foo fighters da dieci anni stanno cercando di scrivere.

Purtroppo, buona parte di “Without A Sound” non è altrettanto memorabile. Anzi, vi è un ventre molle costituito da tentativi di riproporre l’ inconfondibile suono della 6 corde masciana (dagli sgangherati assoli al celebre “effetto aeroplano”), senza però che nulla sfiori la perfezione di archetipi del passato quali “The Leper” o “Let It Ride”. Infatti brani come “Even You”, ”Over Your Shoulder”, ”Mind Glow” e “On The Brink” risultano un po’ ridondanti, legati a temi sfocati e inesorabilmente déjà vu.

Ma la classe non è acqua, e tra i solchi di “Without A Sound” si trovano un paio di perle che regalano un Mascis d’annata: due morbide ballate acustiche quali “Outta Hand” e la magnifica “Seemed Like The Thing To Do”. Specialmente in quest’ultima J forgia uno dei suoi capolavori, la sua ballata per eccellenza, con un arpeggio da manuale e una voce da brividi, indolente come da copione ma priva dell’ingombrante ombra younghiana.

Chapeau!

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