I pregiudizi, musicalmente parlando, sono dilaganti e risulta molto difficile scrollarseli di dosso, se poi ci riferiamo ai Disciplinatha possiamo avere uno molto facile per snobbarli o, peggio ancora, condannarli a priori: sono fascisti! Allora è meglio chiarire subito il discorso: questo gruppo non aveva intenzioni di celebrare il ventennio fascista, semplicemente si presentarono sulla scena musicale nelle vesti di anti-CCCP, ironizzando il loro punk filosovietico e i loro testi.

Ora parliamo del disco in quanto tale: è il loro l'EP di esordio, datato 1988. A pubblicarlo è l'Attack Punk Records, la stessa etichetta del leggendario "Affinità-Divergenze" di Ferretti e compagni. E' un disco potentissimo, la voce di Cristiano Santini rigetta le parole in inglese in maniera devastante, il suono delle chitarre è distorto, l'impatto generale è tremendo e non lascia scampo, grazie anche al lavoro alla batteria. Il primo brano, "Addis Abeba" si segnala per queste sonorità ma soprattutto per l'apertura, all'inizio si sente un discorso di Mussolini alla vigilia della Guerra d'Etiopia dal quale i Disciplinatha ricavano il titolo al disco. La chitarra di Parisini domina in quasi tutte le canzoni, a cominciare dal secondo brano "Canto Del Potere"; la ripetizione ossessiva di "Disciplinatha" è qualcosa d'incredibile, decisamente diverso dal "Fedeli alla Linea" di Ferretti in "CCCP", interessante anche "Retorika" con una interpretazione in chiave punk della sigla del TG1 e con una maggiore presenza della batteria. Il disco si conclude con "Attacco Dal Cielo": un assolo di chitarra fuori dal normale, 100 secondi dove il cervello risulta prima frastornato, infine travolto e abbattuto.

Non è un disco che va preso alla leggera o ascoltato in maniera blanda, anzi bisogna approcciarlo nella maniera opposta: ascoltandolo sarete di fronte a qualcosa che nella storia della musica italiana ha pochi precedenti.

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